Dopo Marino i Saggi per Roma

Il problema di Roma non è solo Ignazio Marino, che però con la sua evidente forsennatezza egocentrica ne rappresenta al momento una parte consistente. E non è neppure “Mafia Capitale”, che nella sua essenza riguarda una parte limitata della commistione tra apparati burocratici, malavita comune, cooperative sociali - fiore all’occhiello per alcuni decenni della sinistra rossa e bianca capitolina - e pezzi di destra abituata da sempre ad interpretare il ruolo dell’opposizione in chiave di consociazione. Il problema di Roma è molto più grande. Ed è la perdita, da parte dell’attuale classe dirigente e dell’elefantiaco apparato burocratico che questa stessa classe ha costruito nel corso dei decenni, della vocazione storica di una città che nei suoi duemila anni di storia ha avuto il compito di rappresentare contemporaneamente Dio e Cesare, la religione e lo Stato.

È ovvio rilevare che a dispetto delle dimenticanze della classe politica, il compito di Roma rimanga quello di sempre. Ma è ancora più ovvio concludere che se una classe politica ha perso il senso della propria funzione rispetto alla vocazione così alta ed impegnativa della città, non rimane altro che sostituire in blocco gli inconsapevoli, gli inadeguati e gli incapaci.

Marino è sicuramente un inconsapevole, un inadeguato e un incapace. E come tale va sollecitato a togliersi di mezzo al più presto. Ma non è il solo a meritarsi un trattamento del genere. Insieme a lui vanno invitati a dedicarsi ad altre attività tutti i componenti di un ceto politico che da sinistra a destra, passando per il centro, hanno contribuito a trasformare la città dei Cesari e dei Papi nella città della sola burocrazia clientelare. Intendiamoci, non è che Cesari e Papi non avessero le loro clientele. È a Roma che il fenomeno è nato e ha trovato applicazioni costanti. Ma non era mai successo che il compito delle classi dirigenti della città fosse quello di costruire solo ed esclusivamente clientele. Ed è su questo punto che si deve intervenire se si vuole che, liquidato un Marino, ne venga un altro destinato a perpetuare all’infinito lo scandalo di una Capitale dove i piccoli interessi di chi vive attorno al potere ha sopravanzato e subordinato il potere stesso.

C’è un modo per uscire da questo vicolo cieco senza ripetere l’errore di riciclare pezzi di classe politica antica e sostituire clientele vecchie con clientele nuove? L’unico modo è far emergere dalla società romana una nuova classe dirigente fatta di saggi non coinvolti nel passato e nel presente, che abbia come esigenza prioritaria ed inderogabile quella di smantellare progressivamente l’apparato burocratico e clientelare che affligge la città. Non sarà facile perseguire questo obiettivo. Ma la strada dei Saggi per Roma in grado di preparare un programma di snellimento radicale delle strutture clientelari è la sola percorribile!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18