Matteo Renzi è già  in campagna elettorale

Il cinismo di Matteo Renzi è sorprendente. Il suo unico comandamento è: restare in sella a qualsiasi costo. La corruzione dilagante, l’economica che non riparte, la crisi dell’ordine pubblico nelle città, grandi e piccole, il crollo verticale della credibilità della nazione presso la comunità internazionale e, dulcis in fundo, il bubbone della dissennata accoglienza degli immigrati, stanno affondando il paese. E lui che fa? Per dare un segnale di vitalità decide di prendersela con la minoranza interna del suo partito, con i “frenatori”, rispolverando l’abito del “rottamatore”.

Come se il primo Renzi fosse stato migliore e più efficace dell’ultimo Renzi. Sogna, il poveretto. Forse gli sfugge che, all’inizio del mandato di governo, abbia goduto del fattore sorpresa. Gli italiani, non conoscendolo, gli hanno creduto. Hanno voluto dare ascolto alla sua narrazione nella speranza che alle parole seguissero i fatti. Ora hanno cominciato a dire: basta! Ciò dimostra un’elementare verità: gli italiani sono generosi ma non fessi. Se il giovanotto pensa che ricominciando a raccontare frottole ritorni, come se nulla fosse la fiducia del popolo si sbaglia di grosso. Errare è umano, perseverare è diabolico. Gli elettori lo hanno pesato, lo hanno misurato e lo hanno trovato mancante. Pensano, gli elettori, che sia giunto il momento di provare altri protagonisti della politica italiana non meno seducenti di lui. A cominciare da quei ragazzi, un po’ marziani, dei 5 Stelle.

Per non dire della macchina da guerra salviniana che macina consensi e alleati come uno schiacciasassi. Renzi sente che il vento sta cambiando e allora gioca la carta della disperazione: puntare sulle prossime elezioni comunali, tra meno di un anno. A ben vedere si tratta di una scelta obbligata. Scommettere sul recupero alle amministrative significa, in primo luogo, evitare verifiche più ravvicinate nel tempo. Se oggi si andasse a votare per rifare il parlamento, e il governo, con il centrodestra in risalita nei sondaggi e la nuova sinistra civatiana in cerca di vendetta, è improbabile che vincerebbe.

Quindi, meglio non rischiare. In secondo luogo, il chiacchierone fiorentino si è assicurato il privilegio di scegliere il terreno di scontro non lasciando l’iniziativa agli avversari. Come sanno anche le pietre, il voto nelle grandi città ha spesso favorito il centrosinistra. Questa scelta tattica aiuta a comprendere il senso del cannoneggiamento aperto contro l’insulso sindaco di Roma. Renzi intende sfruttare la tornata elettorale per portare anche la capitale al voto nella convinzione che, diluendo nella campagna elettorale nazionale lo specifico romano, lo zoccolo duro della sinistra possa mobilitarsi mettendo da parte il disgusto per il marcio che sta venendo a galla nelle ultime settimane. Marcio targato prevalentemente Pd. Ignazio Marino, dunque, deve fare le valige e sgombrare.

Questo è ciò che detta il ferreo cinismo dell’ambizioso giovanotto. Se, al contrario, il tignoso sindaco dovesse opporre resistenza facendo saltare i progetti del capo, per il Partito Democratico si aprirebbero le porte dell’inferno capitolino. In autunno inizieranno i processi alla cricca del malaffare romano e allora, in mondovisione, si udirà la voce degli imputati i quali, per cavarsela, inizieranno a raccontare fatti dai quali la sinistra non potrà chiamarsi fuori. Serve, quindi, a Renzi voltare pagina prima che sia troppo tardi e lo scandalo romano risucchi anche il suo governo. Prepariamoci a una lunghissima campagna elettorale. Nel frattempo, c’è l’Italia che va alla deriva allo stesso modo di quei barconi carichi di disperati che ogni giorno solcano Mare Nostrum. Almeno loro sanno dove approdare, noi no.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09