
Non è credibile Matteo Renzi quando lancia all’Unione Europea la minaccia che se l’Italia non verrà aiutata sarà costretta “a fare da sola”. Perché Francia, Germania, Gran Bretagna e tutti gli altri Paesi del Nord Europa vorrebbero solo che l’Italia “facesse da sola”, senza coinvolgerli minimamente nella risposta al problema dell’immigrazione incontrollata. E se c’è una sensazione che li preoccupa è proprio il timore che il nostro Paese non sia in grado di risolvere alcunché senza un qualche aiuto esterno.
D’altro canto che potrebbe fare l’Italia da sola ed in polemica con il resto dell’Unione Europea? Con il debito pubblico in continuo aumento (nei giorni scorsi è stato raggiunto il record dei 2.194 miliardi di euro) e con il probabile tracollo greco alle porte, il nostro Paese non ha grandi margini di manovra per risolvere autonomamente il problema dell’invasione dei migranti provenienti dalla sponda sud del Mediterraneo.
Il “Piano B” preannunciato da Renzi si è rivelato una delle tante bufale lanciate dal Premier per aggirare un problema a cui non sa dare una qualche soluzione. L’idea di pretendere che le navi europee non sbarchino in Italia i migranti raccolti in mezzo al male e li portino nei propri Paesi è ai limiti del delirio. Può produrre o il ritiro delle navi o la trasformazione del pattugliamento in un’attività di semplice sorveglianza destinata a scaricare solo sulle navi italiane il compito di raccogliere i migranti e portarli a terra.
Ancora più ridicola è, poi, la minaccia di dare lasciapassare a tempo ai richiedenti asilo per consentire loro di passare senza problemi le frontiere e sparpagliarsi in maniera indisturbata per l’Europa. Francia ed Austria hanno già dimostrato con i fatti di non voler subire alcuna “furbata italiana”. Ed è facile immaginare che una trovata del genere provocherebbe conseguenze pesanti da parte dell’Ue.
E allora? Quale potrebbe essere l’unico modo in cui l’Italia potrebbe “fare da sé” per risolvere la questione dell’immigrazione incontrollata? La risposta è una sola. Quella di recuperare la capacità di realizzare una politica estera autonoma, non condizionata dagli interessi delle potenze egemoni o a vocazione egemone dell’Europa.
Questa politica estera rispondente solo agli interessi nazionali italiani potrebbe portare a stabilire con i paesi africani, o comunque non flagellati da guerre, un serio programma di aiuti diretto a creare nei loro territori le condizioni per aree di pre-accoglienza dove ospitare i profughi, curarli e prepararli ad essere inseriti in quote determinate nei paesi europei, Italia in primo luogo. Non si tratta di proseguire in una azione di cooperazione che troppo spesso si è risolta in un equivalente di “Mafia Capitale” a livello internazionale. Si tratta di invertire quella rotta e dare vita ad un piano di interventi diretti nei territori da dove provengono i migranti, per aiutarli ad avere sicurezza e futuro nei propri Paesi.
Ma per “fare da sé” a risolvere il problema dell’invasione dal Sud non basta avere la capacità di dare vita ad una sorta di “Piano Marshall” all’italiana. Bisogna anche avere la consapevolezza che una politica estera fondata sull’esclusione pregiudiziale dell’uso della forza in condizioni straordinarie non è in grado di produrre alcun tipo di risultato.
Non c’è bisogno di tornare alla politica delle cannoniere dell’epoca coloniale per sbrogliare la matassa dell’immigrazione incontrollata. Ma se non si mette in chiaro che per dare corpo al “fare da sé” bisogna anche mettere in conto di realizzare autonomamente azioni di polizia senza il beneplacito dell’Onu e la benedizione della Ue e del Papa nelle terre senza Stato ed in preda al caos, è meglio lasciar perdere. E affrettarsi a limitarsi a risolvere il problema dei migranti con il “metodo Buzzi” ma senza Buzzi. Cioè all’italiana e con il solito metodo delle cooperative clientelari.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:15