A Perugia per parlare di “buona” destra

Ventuno, come ventunesimo secolo. È il titolo della due-giorni di riflessione politico-culturale che si apre oggi a Perugia. L’iniziativa è nata dalla collaborazione di due think-tank: “La Cosa Blu”, pensatoio diretto da Lorenzo Castellani, e “PensieroHub” ispirato da Andrea Romizi, sindaco della città ospitante. La formula dell’incontro è quella della Summer School anglosassone, nella quale un gruppo di esperti provenienti dal mondo accademico, imprenditoriale, del management, del giornalismo, dell’amministrazione locale proverà a rispondere a una domanda: è possibile dare vita a una buona destra? Non una vetrina per i “soliti noti” della comunicazione politica ma, verosimilmente, la prova generale per la costruzione di un “incubatore” di idee e di progetti vocati a una visione liberal-conservatrice del futuro della società italiana.

A dirla così sembrerebbe facile, ma non lo è. La sorprendente evoluzione delle nuove tecnologie della comunicazione interroga la politica sulla qualità della democrazia. Nelle società avanzate dell’Occidente i modelli tradizionali della rappresentanza, concepiti tra il XVIII e XIX secolo, sono in deficit di ossigeno. Ne è prova l’alto livello di astensionismo registrato di recente anche in Italia. Tuttavia, alla fuga dalle urne fa da contraltare la diffusione di una partecipazione ai problemi delle comunità territoriali attraverso l’uso interattivo degli strumenti informatici. I sentiment, le communities, i sondaggi e tutte le altre forme di rilevazione degli orientamenti della pubblica opinione lo attestano.

Ciò significa che la crisi investe il principio di rappresentanza piuttosto che l’istituto democratico in sé. Oggi la prassi della delega viene vissuta in modo negativo. In particolare, quel che crea maggior disagio attiene all’assenza del vincolo di mandato che, di fatto, esenta l’eletto dai doveri di coerenza verso i propri elettori, lasciando sopravvivere soltanto una generica quanto astratta obbligazione di risultato. Non cogliere questa frattura in essere tra governanti e governati, liquidando la questione con la sbrigativa denuncia dell’insorgenza di nuovi populismi, significa non essere in grado di “leggere” la realtà. C’è voglia di ritorno allo spirito originario della “πόλις” greca. Cioè a quella forma di democrazia diretta, assembleare, facilitata dall’estensione della rete telematica, dove il discrimine ha una connotazione spaziale: dall’άγορά-spazio fisico all’άγορά-spazio virtuale.

La partecipazione, dunque, è percepita come il più efficace antidoto alla degenerazione del parlamentarismo nella forma più odiosa di egualitarismo autoritario. Sarebbe auspicabile che nel pacifico scenario delle colline umbre i relatori al meeting “21”, prima di esplorare il futuro, rispondessero alla domanda: cosa rappresenta oggi, per l’uomo comune, la democrazia? Probabilmente scoprirebbero che i suoi troppi corollari l’hanno danneggiata. Oppressione fiscale, corruzione, ipertrofia delle burocrazie, rottura del patto di solidarietà tra cittadino e Stato, sono gli effetti della malattia, non le cause. La destra italiana non può chiamarsi fuori da tutto questo. In modo più o meno consapevole essa ha contribuito ad acuire la crisi di fiducia presso il corpo elettorale. Una pessima selezione delle classi dirigenti e la virata, nel corso del ventennio berlusconiano, in direzione del pensiero unico del ”Ghe pensi mi” hanno seminato disaffezione, se non ostilità, nel suo popolo.

Oggi, che la storia ci consegna l’opportunità di una nuova stagione della politica, un manipolo di giovani intellettuali prova a rimettere le cose in ordine. Non si tratta di riscrivere il libro dei sogni, piuttosto di contribuire a implementare una metodologia di lavoro. L’obiettivo deve riguardare la partecipazione attiva “in rete” di forze fresche, e sane, alla costruzione di un modello di società sostenibile, centrato su scale assiologiche da edificare nei punti di confluenza del pensiero liberale con quello conservatore. Ponendosi fuori dagli schemi tradizionali chissà che “l’anomalia” perugina non riesca a vincere la partita. Auguri!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09