Gli alleati del Pd: carne da macello

La contraddizione è fin troppo evidente. Ovviamente quella del presidente del Partito democratico, Matteo Orfini. Che di fronte al caso Azzollini da un lato afferma tutto serio che per decidere bisogna vedere le carte e dall’altro annuncia con estrema fermezza che il suo partito voterà comunque a favore della richiesta di arresto presentata dai magistrati di Trani nei confronti del senatore del Nuovo Centrodestra.

Nessuno ha capito a che servirebbe esaminare le carte quando la decisione in favore dell’arresto è in ogni caso già presa. Ma il problema non è l’evidente stato confusionale di Orfini, che evidentemente non regge la fatica mentale di fare il garantista ad oltranza nei confronti del sindaco di Roma Ignazio Marino e, contemporaneamente, atteggiarsi a giustizialista ad oltranza quando si tratta di chiedere la testa di un esponente di un partito che sarà pure alleato di Governo ma che è diverso dal suo. Il problema è la conseguenza politica di questo doppiopesismo che nasce non solo dalla tradizionale ambiguità degli esponenti del Pd eredi della tradizione comunista, ma soprattutto dall’incapacità dei renziani di vecchio e di nuovo conio di mantenere i nervi saldi nei momenti di difficoltà.

Matteo Renzi non sembra afflitto da questa fragilità nervosa. Supera gli ostacoli con dosi di arroganza e di sfrontatezza più forti del consueto. Ma i suoi amici non sembrano in grado di seguire l’esempio del loro leader. Ostentano la massima sicurezza quando il vento è a loro favorevole. E in queste circostanza arrivano fin troppo facilmente ad irridere e sbeffeggiare gli avversari “asfaltati”. Ma se il vento cambia verso, come è avvenuto in occasione delle elezioni regionali, la sicurezza, l’irrisione e lo sbeffeggiamento si trasformano in vere e proprie forme paranoiche. Non è sfuggito, ad esempio, che all’interno del mondo renziano stia crescendo il sospetto e la paura di essere diventati oggetto di un complotto mediatico-giudiziario. Quelli stessi che per anni hanno manifestato il massimo disprezzo politico e culturale nei confronti di chi denunciava come l’azione di magistrati politicizzati e di media compiacenti avesse provocato lo stravolgimento delle regole democratiche del Paese, oggi non esitano a diventare i teorici di un nuovo complotto realizzato per l’occasione da magistrati antirenziani e media reazionari e teso a colpire proditoriamente il Presidente del Consiglio. E questa non è la sola paranoia imputabile ai renziani. L’incapacità di tenere i nervi a posto li sta spingendo ad avere la reazione pavloviana tipica dei comunisti della vecchia guardia, che sacrificavano gli alleati ed i sostenitori pur di difendere ad oltranza se stessi ed i propri uomini. E infatti, per salvare Marino e Zingaretti il povero Orfini butta in pasto ai giustizialisti Castiglione ed Azzollini.

È inutile sottolineare quale sia la conseguenza politica di questo comportamento. Se passa il messaggio che gli alleati del Pd sono carne da macello, chi vorrà più rimanere alleato del partito di Renzi?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17