
La questione morale e l’immigrazione. La prima, con il caso De Luca ed il caso Marino, è diventata il cavallo di battaglia di Beppe Grillo e del Movimento Cinque Stelle. La seconda, alimentata dalla prospettiva di vedere arrivare entro l’estate un’ondata di oltre duecentomila migranti, non è più l’arma vincente della sola Lega di Matteo Salvini ma è diventata il potente fattore di riaggregazione dell’opposizione di centrodestra.
Renzi, dunque, è stretto tra due fuochi. Quello della questione morale è sicuramente il più paradossale. Perché dimostra che chi di moralismo colpisce di moralismo rischia di perire. Nella vicenda De Luca, il Presidente del Consiglio, a cui spetta il compito di decretare la sospensione del neo-eletto governatore della Campania in base alla Legge Severino, cercherà di prendersela comoda dando a De Luca il tempo di insediarsi e nominare un vice-governatore destinato a sostituirlo per i lunghi mesi di sospensione e ad assicurare in questo periodo una parvenza di governo alla principale Regione del Mezzogiorno. Renzi non può fare altrimenti. Ma è fin troppo evidente che su questo terreno offre il fianco ad ogni forma di critica per l’uso strumentale fatto dal suo partito della Legge Severino e per la copertura di fatto confermata ad un condannato che non avrebbe dovuto far mai candidare. È difficile immaginare che il caso De Luca possa sfociare in nuove elezioni in Campania. Ma è certo che l’argomento sia destinato a trasformarsi nel propellente per una campagna elettorale infinita dei Cinque Stelle a danno di Renzi e del Partito democratico.
A questo pericolo si aggiunge quello ancora più grave del caso Marino. A Roma e nel Lazio l’intero Pd è sotto assedio dei grillini e del resto delle opposizioni. Ed è difficile immaginare che questo assedio possa durare a lungo visto che l’inchiesta giudiziaria sta rendendo evidente l’altissimo livello di inquinamento del partito e la totale incapacità del sindaco Marino di capire in quale tipo di pantano si sia venuto a trovare.
Per Renzi la vicenda romana (che tende sempre di più a diventare una vicenda nazionale ed a coinvolgere anche l’alleato di governo, Angelino Alfano) rischia di essere devastante. Per difendere Ignazio Marino in Campidoglio rischia di mettere a repentaglio la propria permanenza a Palazzo Chigi. E questo lascia prevedere la possibilità che l’assedio non possa durare a lungo e che, pur di salvare il governo, il Premier decida di sacrificare Marino favorendo un commissariamento destinato a portare a far votare i romani nella primavera del prossimo anno, in contemporanea con le elezioni amministrative di Milano, Napoli, Bologna e Torino.
Le tattiche dilatorie per frenare gli attacchi di Grillo in nome della morale non possono però essere attivate sul fronte opposto, quello dell’offensiva del centrodestra sul tema dell’invasione degli immigrati. Su questo terreno Renzi non può contare sull’aiuto dell’Europa e neppure dei propri sindaci consapevoli degli infiniti problemi, non solo logistici ma anche sociali e politici, che l’accoglienza indiscriminata di duecentomila clandestini può provocare nel Paese. Nei prossimi mesi dovrà incassare un’offensiva continua portata avanti da un centrodestra ricompattato. E lo dovrà fare senza avere un piano, un progetto, una idea su come fronteggiare un fenomeno che può essere arginato solo con un difficilissimo intervento Onu sul territorio libico.
I prossimi mesi, quindi, si presentano in salita per il Premier. Che ora incomincia a scoprire quanto possa essere difficile continuare a sperare di arrivare indenne fino al termine naturale della legislatura.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 17:56