Il 2 Giugno e l’X Factor

Tutto ci si sarebbe potuto aspettare tranne che la tradizionale sfilata delle Forze Armate in via dei Fori Imperiali, in occasione della Festa della Repubblica del 2 Giugno, venisse trasformata nell’X Factor delle bande musicali. Delle tremila e cinquecento persone che hanno partecipato alla sfilata, almeno un migliaio stato stati componenti degli infiniti organismi musicali delle varie armi. Sono sfilate le bande dei corazzieri, dei granatieri, dei carabinieri, degli alpini, dei bersaglieri, dell’esercito, della Guardia di finanza, della Marina, dell’Aeronautica, del Corpo forestale e di qualche altra arma o corpo di cui ho dimenticato il nome. Per ultima, infine, è sfilata anche la banda dei Vigili del fuoco, a chiudere una giornata che non era rivolta a premiare il complesso bandistico più professionale, marziale, efficace e convincente, ma solo a nascondere con la musica e con le uniformi dei musicanti la trasformazione della Festa della Repubblica nella festa di chi disdegna la Repubblica stessa, perché la considera un reperto del passato in nome di un qualche nuovo internazionalismo o di un vuoto di cultura e di idee tragicamente incolmabile.

Nessuno pensa che il 2 Giugno possa essere celebrato come la festa della nazione italiana. Cioè che serva a ricordare la storia e le diverse fasi politiche e culturali di un Paese che si è formato istituzionalmente solo nel 1861 e che, nel bene e nel male, è il frutto di tutte le esperienze maturate in questo breve passato sulla base della memoria dei tremila anni precedenti. La nuova cultura egemone dei fondamentalisti che propugnano un singolare patriottismo costituzionale sostiene che il passato non conta e che la storia d’Italia inizia con la promulgazione della Carta Costituzionale. Come se non ci fosse continuità tra Statuto Albertino e Costituzione e se la storia d’Italia cominciasse dal 1948.

Ma la sfilata di celebrazione di quest’anno non ha voluto rispecchiare neppure questa concezione distorta. Perché per farlo non avrebbe potuto ignorare che la Costituzione non è stata il frutto della sola intesa tra internazionalisti cattolici ed internazionalisti comunisti, ma anche di quelle forze laiche e liberali che erano eredi della tradizione risorgimentale. La parata ha voluto essere l’espressione di un pensiero (ma forse definirlo tale è troppo nobilitante) diverso. Quello che considera archiviata a tal punto l’idea di nazione da pensare di poter cancellare anche l’idea della Repubblica, che sempre da quella della nazione discende. Di qui musica a gogò, quasi a voler dimostrare che nel Paese del melodramma le forze armate servono solo a fare musica di piazza, e presenza ridotta delle rappresentanze delle armi e spazio agli enti sovranazionali ed al mondo della solidarietà (che è importante, ma che meriterebbe di non essere trasformato nella foglia di fico delle “vergogne belliche”). Il tutto per non dispiacere il pacifismo clericale del capo dello Stato, quello umanitario ed internazionalista della presidente della Camera, il pacifismo conformista del presidente del Senato, che al riguardo nutre poche idee e tutte confuse, il pacifismo strumentale della ministra della Difesa e la codarda omologazione alle varie forme di pacifismo antirepubblicano degli alti gradi della Difesa.

Un risultato, comunque, l’X Factor delle bande militari in occasione del 2 Giugno lo ha raggiunto. Ha offerto al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che non ha valori ma solo convenienze, la rappresentazione plastica di come e dove incominciare ad operare tagli alle Forze Armate! Complimenti!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 17:50