L’Isis, Alfano e... le false rassicurazioni

Non sono per nulla convincenti le rassicurazioni fornite dal ministro Angelino Alfano sulla assenza di indizi certi riguardanti la presenza di infiltrati dell’Isis tra i migranti che sbarcano sulle coste italiane. Le parole del responsabile del Viminale possono essere un auspicio ma non una certezza visto che al momento nessuno, tantomeno una intelligence che in Libia non sembra avere un particolare radicamento, conosce con esattezza come e dove i combattenti dell’islamismo radicale si siano distribuiti all’interno della vecchia “quarta sponda”.

Le parole di Alfano, allora, sono solo un espediente per evitare allarmismo e non alimentare tensioni di natura xenofoba nei confronti delle masse di profughi e rifugiati che arrivano ormai a ritmo giornaliero nel nostro paese.

Ma è giusto evitare l’allarmismo per togliere alla Lega ed alle altre opposizioni un argomento di polemica politica o è invece necessario non temere di alzare la guardia contro un pericolo reale per non lasciare impreparata una opinione pubblica che al primo caso di incidente marcato Isis sul territorio nazionale sposerebbe di colpo le ragioni della xenofobia più scatenata?

La risposta dipende dal grado di pericolosità che si attribuisce al rischio Isis. Il nostro governo ha scelto la strada della minimizzazione in nome di una accoglienza acritica ed indiscriminata alimentata non solo da una cultura cattolico-progressista ancora egemone nel paese ma anche dagli interessi di quelle organizzazioni che hanno trasformato l’immigrazione clandestina in una industria altamente remunerativa.

Ma la realtà è ben diversa da questa visione manicheo-utilitaristica. Perché il pericolo di infiltrazioni dell’Isis non è solo reale ma è anche e soprattutto realistico. Alla vigilia di una operazione Onu che dovrebbe prevedere interventi mirati contro gli scafisti e gli islamisti radicali che li gestiscono, è fin troppo logico prevedere che gli uomini dell’Isis possano prepararsi a replicare sul nostro territorio ciò che l’Italia ed i maggiori paesi europei intendono realizzare nelle aree da loro controllate.

Non si tratta, allora, di gettare un inutile allarme. Si tratta di alzare la guardia e preparare l’opinione pubblica del paese ad eventi che si spera non si debbano mai verificare ma che sono ormai diventati tragicamente possibili.

In democrazia non bisogna illudere i cittadini. Bisogna responsabilizzarli. Perché altrimenti hanno tutto il diritto di protestare di fronte ad eventi a cui non erano stati minimamente preparati.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:08