De Luca ha stretto il patto col diavolo

La corsa per l’elezione del prossimo governatore della Campania è un’allegoria della società civile meridionale. Specchio del suo tempo, la campagna elettorale riflette la realtà di un mondo che, in tutti i suoi interstizi, ancora deve comprendere cosa fare per riscattarsi. Nella stragrande maggioranza delle liste che si contendono la vittoria c’è tanto vecchio che sopravvive a se stesso. Non contano i programmi e neppure le intenzioni: contano le facce e ciò che esse realmente rappresentano. Se qualcuno si era illuso che il campo potesse essere suddiviso tra portatori di una proposta innovativa e difensori di un sistema incancrenito si sbagliava di grosso. All’interno degli schieramenti dei principali competitor scorre il fil rouge di un potere clientelare auto-conservativo.

Enzo De Luca, candidato del Partito Democratico, spacciato per uomo della provvidenza non fa eccezione. Dopo una prima fase “sturm und drang” - tempesta e impeto - il sindaco-sceriffo di Salerno spaccatutto ha abbassato la cresta prendendo atto che una sua vittoria sarebbe stata impossibile senza un doveroso tuffo in quel medesimo pantano prima tanto vituperato. Soprattutto ha intuito che, mancando d’invitare il “Convitato di Pietra” alla sua tavola, la sua ambizione avrebbe avuto peggiore sorte di quella del don Giovanni di Mozart. Ma De Luca, sotto la scorza del duro, conserva l’animo dell’uomo di mondo, quello che ben comprende il significato del “primum vivere deinde philosophari”.

Già alle scorse elezioni regionali aveva fatto l’errore di snobbare il “Convitato di Pietra” e l’ha pagata con una sconfitta, sia pure di misura, contro il più duttile Stefano Caldoro. Errare è umano, perseverare è diabolico e De Luca, benché non disprezzi di giocare a fare il diavolo per distinguersi nel grigio panorama delle anime del purgatorio della politica campana, non ci sta a perdere. Probabilmente turandosi il naso si è risolto a chiamare il “Convitato di Pietra” il quale, preso da incontinente vanagloria, non ha avuto problemi a mostrargli generosità con un gesto concreto: gli ha offerto in dono il passaggio di armi e bagagli della banda di Ciriaco De Mita a sinistra. Il grande vecchio di Nusco non si è mai sentito a suo agio a stare a destra. Appoggiò l’avventura di Stefano Caldoro nel 2010 perché non volle fare uno sgarbo al “Convitato di Pietra” che era stato appena malamente scaricato da quegli ingrati del partito post-veltroniano.

È bastato un cenno e la truppa demitiana, dimenticando il passato di sputi e d’insulti ricevuti dallo sceriffo di Salerno, ha risposto rinnovando l’attualità di un tandem di potere - Convitato di Pietra/Grande vecchio di Nusco - che ha tenuto in scacco la società civile campana lungo un intero decennio, a partire dal 2000. Il cambio di fronte dei democristiani offrirà qualche chance in più a De Luca il quale sa bene che i patti con il “Convitato di Pietra” non sono mai gratuiti. Se avrà successo dovrà pagare pegno. E possiamo immaginare cosa gli abbia chiesto in cambio il “Convitato di Pietra”: la candidatura a sindaco di Napoli il prossimo anno.

Per fugare ogni dubbio sull’ancora forte presa elettorale, il “Convitato di Pietra” ha inserito un paio di nominativi nelle liste del Pd che fungeranno da marcatori. I voti di preferenza che costoro otterranno saranno idealmente assegnati al “Convitato di Pietra”. Quanti più consensi confluiranno sui “signor nessuno” scelti per il test elettorale, tanto più il “Convitato di Pietra” farà pesare la sua presenza sulla scena politica regionale e cittadina dei prossimi anni. Per i fan del “Convitato di Pietra” sarà una fortuna insperata, per tutti gli altri sarà l’ennesima iattura. Non ci resta che svelarvi l’identità del “Convitato di Pietra”: Antonio Bassolino.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09