
Ciò che il governo si accinge a consumare ai danni di cinque milioni e mezzo di pensionati, a cui la Corte Costituzionale ha riconosciuto il diritto al risarcimento per l’ingiusto prelievo provocato dalla legge Fornero, non è un’operazione d’emergenza imposta dalla necessità di colmare la voragine nei conti pubblici. È molto di più. Perché decidere, ovviamente per decreto legge visto che la sentenza della Consulta è immediatamente eseguibile, che i rimborsi verranno concessi solo per le pensioni inferiori ad una cifra ancora tutta da stabilire (chi parla di tremila euro, chi di cinquemila), significa tornare a rompere per l’ennesima volta il patto sociale che è alla base della Repubblica italiana.
Non è una novità che il patto venga ancora una volta rotto. In nome dell’emergenza, sia essa economica o di altro genere, è ormai da qualche decennio che chi ha responsabilità di governo trova comodo e facile infrangere l’intesa che lega i cittadini alle istituzioni per risolvere problemi immediati a cui bisognerebbe dare risposte non contingenti ma di lungo respiro. Ma il rischio che si arrivi ad un punto in cui l’ultima goccia faccia traboccare il vaso è oggi più forte che mai. Perché i cinque milioni e mezzo di pensionati che vivono sulla loro pelle l’emergenzialismo irresponsabile dei propri governanti non sono solo un decimo della popolazione italiana. Valgono molto di più. Almeno il doppio o il triplo. E, soprattutto, svolgono una funzione che gli emergenzialisti frettolosi ed incapaci non riescono neppure a riconoscere. La funzione di ammortizzatori sociali di quella disoccupazione giovanile che chi si trova al vertice dello Stato non riesce in alcun modo ad arginare.
Alcuni esponenti della evaporata Scelta Civica, nel tentativo postumo di difendere l’operato del loro fondatore, Mario Monti, hanno sostenuto la tesi che le pensioni vanno ridotte perché il denaro versato agli anziani è sottratto ai giovani. E hanno giustificato l’oppressione fiscale sui pensionati con la necessità di dare lavoro ai disoccupati. Si tratta di una argomentazione demenziale. Che spalanca dei spaventosi baratri di abiezione. Con la stessa logica, infatti, ci si deve aspettare che alla prossima emergenza economica qualcuno, magari sempre della disciolta Scelta Civica, possa proporre di risparmiare e salvare i conti dello Stato interrompendo le prestazioni del sistema sanitario per i malati terminali (tanto debbono morire), per i vecchi degli ospizi o, addirittura, per tutti quelli che hanno superato gli ottantacinque anni di età.
Si tratta di una assurdità? Certo. Ma di una assurdità fondata sulle stesse argomentazioni che portano oggi Renzi ed i suoi ministri a fornire l’ennesima dimostrazione che lo Stato non sa e non vuole rispettare gli impegni presi con i propri cittadini (le pensioni sono salario differito stabilito da leggi che possono essere cambiate con effetti futuri ma non retroattivi).
Il patto stracciato dallo Stato irresponsabile e predatore mette a rischio la stabilità della società nazionale. Altro che Italicum, conflitto d’interessi o Senato da declassare! Il governo pensi ai problemi reali. Altrimenti i problemi reali non potranno non travolgerlo!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:15