Immigrati, la soluzione   è l’intervento

Sulla questione dell’immigrazione, Europa ed Italia parlano lingue totalmente diverse. L’Unione Europea parla quella del contenimento, l’Italia quella dell’accoglienza. Non si tratta di una novità. Questa differenza è emersa con estrema chiarezza fin da quando il nostro Paese e l’Ue hanno concordato di sostituire l’operazione “Mare Nostrum” con l’operazione “Triton”.

Per Bruxelles Triton doveva servire a scoraggiare i viaggi della disperazione e della speranza dei barconi provenienti da Libia e Tunisia, spostando in prossimità delle coste italiane l’azione di soccorso in mare e facendo intendere che in caso di naufragio in mezzo al Canale di Sicilia nessuno sarebbe corso in aiuto dei naufraghi.

Per Roma, invece, Triton doveva semplicemente assicurare al nostro Paese le risorse necessarie per poter continuare ad assicurare l’assistenza necessaria ai barconi dei profughi e dei migranti in qualsiasi punto del Canale di Sicilia. Insomma, da un lato l’idea-guida era il contenimento, giustificato dalla preoccupazione dei governi europei di non vedere aumentare a dismisura nei rispettivi Paesi le minoranze islamiche potenzialmente portatrici di tensioni sociali e di fermenti fondamentalisti. Dall’altro l’idea-guida era e rimane quella della pura e semplice accoglienza, fatta in nome non solo dei princìpi laici dei diritti umani ma anche dei valori evangelici della Chiesa di Roma.

Si può trovare un punto di compromesso tra queste due diverse posizioni? Quello che faccia salvi i valori ed i principi, laici o cristiani che siano, ma tenga anche presente che se il fenomeno dell’immigrazione non dovesse essere gestito e controllato valori e princìpi verrebbero fatalmente travolti da insopportabili tensioni politiche e sociali di un futuro nient’affatto lontano?

L’unico compromesso possibile passa attraverso la stabilizzazione della situazione libica. Senza un intervento teso a favorire la nascita di una qualche nuova autorità statuale nella vecchia “quarta sponda”, il milione di profughi che si è concentrato in Libia si farà trasportare dai nuovi schiavisti sulle coste italiane. Con conseguenze insopportabili non solo per gli equilibri interni del nostro Paese, ma anche per le condizioni di vita degli stessi migranti.

L’unico compromesso possibile, quindi, si chiama “intervento”. Che va calibrato, misurato, ridotto al minimo. Ma che non può in alcun caso essere rinviato. Anche se il termine spaventa i pacifisti ad oltranza!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17