
Chiediamo scusa ai lettori. Sulla questione degli sbarchi incontrollati di clandestini abbiamo fallito. Sono anni ormai che ne parliamo ma è stato come abbaiare alla luna. Dalle parti del governo nessuno ascolta. Eppure abbiamo speso tutte le parole possibili per denunciare questo scempio umanitario.
Abbiamo consumato tutti gli aggettivi conosciuti, anche quelli più forti, perché i responsabili si passassero una mano sulla coscienza. Niente da fare. Se il compito della stampa è quello di pungolare le autorità per spingerle a far meglio il nostro pungiglione, per quanto acuminato, ha incontrato deretani troppo incalliti per essere perforati. Ora, con la buona stagione, i viaggi dei clandestini sono ripresi alla grande. In migliaia sono sbarcati e in centinaia di migliaia si preparano a farlo nei prossimi mesi. E il nostro governo? Si preoccupa di trovare più spazi dove ficcarli. Non basta che le strutture disponibili siano al tracollo, bisogna reperirne altre. Di questo passo non finirà mai.
Saranno contenti i buonisti della sinistra quando le nostre città e i nostri paesini diverranno il nuovo Far West. Con una oceano di disperati in libera uscita chi ci protegge? Le forze dell’ordine a cui sono state segate le gambe a furia di tagli di spesa e di depenalizzazioni? Quel cialtrone di Matteo Renzi ha avuto la faccia tosta di dire che in Italia circolano troppe armi. Ma si sente quando parla? È come, andando in ospedale, prendersela col fatto che ci sono troppi medicinali piuttosto che dolersi che vi siano tanti ammalati. Cosa dovrebbe fare la gente? Farsi accoppare senza muovere un dito? In un Paese nel quale tutto casca, cascano i ponti e le strade, l’unica autostrada funzionante è quella del Canale di Sicilia sulla quale viaggia la disperazione dalla Libia alla costa italiana.
Ormai i clandestini li andiamo a prendere a poche miglia dall’Africa. Se è così che deve andare allora si finisca con l’ipocrisia del soccorso in mare. Convertiamo le navi della nostra Marina militare in traghetti di linea sulla rotta Tripoli-Agrigento. Almeno evitiamo che quei disgraziati si facciano pelare dai trafficanti di carne umana, magari per finire, come spesso avviene, in pasto agli squali. Andiamo avanti così fino a quando non scoppierà tutto. Se in Italia non si arriva agli estremi non siamo contenti. Se non ci scappano i morti nelle strade non riusciamo, da soli, a risvegliarci dal torpore che ci pervade, soprattutto il giorno delle elezioni quando, nel chiuso della cabina elettorale, dovremmo ritrovare la memoria. Per quanto possa apparire paradossale a noi, gente comune, è rimasta una sola speranza perché si metta un punto a questa politica dell’accoglienza insensata e suicida. Si chiama Unione europea. I nostri partner non condividono per nulla la politica italiana sull’immigrazione clandestina. Peggio! La temono al punto che hanno rafforzato i controlli alle frontiere per evitare che la marea umana liberata dall’Italia possa defluire verso il centro dell’Europa. Quando la situazione sarà divenuta ingestibile siamo certi che Bruxelles, che in passato si è preoccupata della lunghezza delle zucchine e della circonferenza delle vongole, non mancherà di rifilarci un’altra bastonata sul groppone. Allora altro che più soldi da chiedere alla Comunità! Arriveranno multe e sanzioni e, forse, qualcuno dalle parti di Palazzo Chigi e del Viminale inizierà a porsi qualche domanda. Fermarsi prima che sia troppo tardi, questa è l’unica cosa da fare. Il resto sono chiacchiere.
Abbiamo capito tutti che dietro il pretesto umanitario c’è un succulento business da portare avanti. Ma a tutto c’è un limite. Ne va della tenuta degli equilibri all’interno della nostra società. Va bene che Renzi e Alfano sono “de coccio” ma, in un reflusso di coscienza gastroesofagea, almeno si sforzino ad ascoltare la gente che non ne può più.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:28