
Seguo da tempo su Facebook l’ottimo giornalista tedesco Udo Gümpel, il quale mi sembra condividere un punto di vista abbastanza analogo al mio rispetto al renzismo dilagante.
A tal proposito sono rimasto particolarmente colpito da un piccolo ma significativo episodio che quest’ultimo ha voluto riportare in Rete e che io mi permetto di citare quasi integralmente, onde poi esprimere un commentino finale: “Avanza la digitalizzazione del Paese, come promesso dal Premier, le tre “I”: Internet, imprese, inglese. Noto che mi è scaduta la tessera sanitaria. Tanto la uso poco, pochissimo. Vado naturalmente subito sul sito della “tessera sanitaria”. Bella apparenza, però confusa, con tanti pdf da fare il download. Chi l’ha fatto è stato mi pare pagato a peso degli allegati. Noto con stupore che appaiono un tanto al chilo notizie sugli scioperi nel sistema, un po’ datati, da fine 2014. Non trovo il bottone per entrare nel sistema che mi offra la richiesta della nuova tessera. Sono fiducioso, lo troverò. Invece solo un numero di help center. Chiamo. E mi dice la signora: no, la pagina in Rete è inattiva, da un anno. Lei, mi fa, deve andare alla sua Asl, oppure all’Agenzia delle Entrate, per riempire un modulo cartaceo e chiedere un duplicato della sua tessera. “Ma se ho smarrito la tessera, perché dovrei chiederne un duplicato?” Ma perché è così. Non chieda il perché”. Mi scuso con la simpatica signora al telefono che prima di darmi queste esaurienti informazioni mi ha chiesto nome e cognome, per poi mandarmi a piedi a fare la fila alla Asl di competenza, senza sapermi dire quale fosse. Ecco, ora mi ricordo. Quel premier con le tre “I” è anche lui un po’ datato. Oggi ne è la versione nuova al governo. Ma è sempre la stessa presa per i fondelli”.
Ecco, l’amara ironia di Gümpel mi sembra che fotografi più di qualunque analisi politica la cifra reale di una linea di governo tutta basata sulle chiacchiere e il distintivo, come si suol dire. Fatte le debite proporzioni, le balle spaziali che spara di continuo il premier Renzi, che promette irresponsabilmente di cambiare alla radice e in brevissimo tempo un sistema incancrenito, somigliano a quei finti formaggi olandesi di legno, dipinti di rosso ad arte, che molti negozi dell’Era staliniana esponevano nelle vetrine dei loro negozi, onde far credere ad un popolo stremato dalla fame e dai piani quinquennali che il benessere collettivo stava avanzando.
In realtà, come oramai ci si comincia ad accorgere in massa, l’idea di favorire il cambiamento semplicemente evocandolo con parole magiche o facendo ricorso all’autoinganno collettivo costituisce un esempio grave di irresponsabilità politica e sociale. Il Paese appare soffocato da una stratificazione burocratica impressionante, assolutamente disfunzionale, che non si può certamente riformare attraverso la creazione di quella sorta di incomprensibili scatole cinesi che il Presidente del Consiglio ha disseminato sul web partire dal giorno del suo insediamento.
Cambiare la burocrazia in Italia ha solo un verso, caro Matteo Renzi, quello di una drastica riduzione delle competenze attribuite agli enti pubblici e di una conseguente semplificazione degli obblighi kafkiani che ricadono sulla testa degli utenti comuni. Tutto resto sono, per l’appunto, solo chiacchiere e distintivo.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:13