Sveglia! Forza Italia

Sono giorni felici per gli uomini e le donne di Forza Italia. Come non se ne vedevano da tempo. L’assoluzione di Berlusconi dalle infamanti accuse del processo Ruby ha ridato smalto a un popolo deluso e rassegnato. Ora che il capo è tornato tutti i suoi seguaci mettono via le valige che avevano pronte sull’uscio di casa e promettono di fare cose mirabolanti. Senza che ci si monti la testa sarebbe tanto se non si facesse che “passata la festa, gabbato lo santo”.

Il leader è di nuovo in campo. Benissimo! Ma a far cosa? A rappezzare la vecchia compagnia di giro? No, grazie. Se impegno vi deve essere che sia destinato a un profondo ripensamento del centrodestra perché così com’è non funziona. Non è più sufficiente accordarsi con improbabili compagni di viaggio al solo scopo di garantire un futuro a una classe dirigente di partito che andrebbe, se non rottamata, radicalmente sfoltita. Bisognerebbe sforzarsi di leggere e interpretare i bisogni reali delle persone.

Prima di lanciarsi in proposte irrealizzabili sarebbe opportuno che il centrodestra si dedicasse a una seria riflessione sulle cause che stanno determinando l’incremento degli squilibri globali di questo tempo storico. Occorre meditare su quali siano i rimedi giusti da adottare per salvaguardare la coesione comunitaria. Si devono studiare attentamente le correzioni da apportare alle meccaniche del mercato, tenendo conto che il livello d’interlocuzione nazionale è stato defraudato di molti dei suoi poteri originari. Così come occorre trovare il coraggio di cestinare una buona parte dei miti fasulli legati al trionfo del capitalismo nella versione turbo. Perché di una cosa siamo certi: non è questo il mondo migliore in cui avremmo voluto vivere.

Povertà su larga scala, miseria spirituale, perdita dei valori comunitari sono presenti nella quotidianità della maggioranza delle persone, come e più di prima. Qualche anno fa Francis Fukuyama si spinse a dire che con l’affermarsi del modello liberal-democratico occidentale, che avrebbe consentito all’umanità di essere affrancata dalla schiavitù del bisogno, si era giunti alla fine della storia. Non era così. Quel modello, sebbene abbia molti pregi, non è il paradiso in terra e necessita di correttivi. Dobbiamo ammettere che il nuovo “capitalismo di carta”, abbia lavorato per assicurare la sottomissione totale della vita dell’individuo e delle collettività alla logica del profitto. Il paradigma di questa globalizzazione, figlia precoce di un liberismo senza freni, è quello delle “libere volpi in libero pollaio”.

Se la destra italiana non si metterà a discutere seriamente di queste cose mai arriverà a comprendere le cause di una crisi che comunque produce anticorpi. Mai arriverà a capire non chi sia Matteo Salvini, piuttosto cosa dica e perché la gente comune lo segua con fede quasi messianica. Se i capibastone di Forza Italia e dintorni pensano che sia del tutto inutile perdere il tempo a riflettere, allora che vadano a ramengo. Vuol dire che le pedate - elettorali - se le meritano tutte. Approfittino invece di quel tanto di buono che si vede in giro per avviare il dibattito. Se non l’hanno fatto leggano lo splendido articolo apparso l’altro ieri sul nostro giornale a firma di Fabrizio Pezzani. Un capolavoro da apprezzare parola per parola, a cominciare dalla evocazione leopardiana. Provino, i generali e le generalesse, i colonnelli e gli appuntati di Forza Italia a dire qualcosa sull’argomento.

Anche solo a raccontare le immediate sensazioni, come farebbero dallo psicanalista per rimuovere i blocchi sedimentati nella psiche profonda. Se proprio non riescono, proviamo a dargli un aiutino. Comincino da qui: “la strada da intraprendere è riportare l’uomo al ruolo di soggetto e non di oggetto, e riscoprire che il vero motore della storia è la sua natura emozionale”. Lo ha detto proprio Pezzani. Roba forte per un bocconiano.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 17:59