Immigrazione-terrorismo: che fare e che temere

L’operazione nazionale “Mare Nostrum” ha suscitato, tranne qualche frangia di persone disumane, legittimo orgoglio per la Marina militare, che ha salvato i disperati, e per l’Italia, che li ha accolti. Al suo posto, adesso, c’è “Triton”, un’operazione dell’Ue attuata tramite Frontex, l’agenzia europea di controllo delle frontiere, avente lo scopo di presidiare il flusso di migranti nel Mediterraneo, che costituisce il fronte sud dell’Italia e dell’Europa.

Per la salvaguardia della vita in mare, sono operazioni doverose ed utili. Per stroncare o almeno contenere l’immigrazione dall’Africa, sono inutili ed addirittura controproducenti. Il rischio mortale della traversata già non trattiene la massa dei disgraziati che fuggono dai loro paesi per le più diverse ragioni. Operazioni del genere riducono, fin quasi ad annullare, il rischio stesso. Dunque costituiscono un incentivo a tentare la traversata anziché a rinunciarvi. Falliscono lo scopo, sprecando denari e forze. Come rimedio, vengono suggerite soluzioni a cavallo tra la stravaganza e la stupidità. Per esempio, istituire in Libia (avete capito bene: nella Libia attuale!) uffici consolari che rilascino sul posto i visti per l’Italia, valutando la personalità dei richiedenti e il fondamento della richiesta. Oppure, come pare che avvenga già, imbarcare i migranti appena fuori le acque territoriali libiche, in modo da garantire loro una traversata sicura a bordo delle navi di “Triton”.

Purtroppo, allo stato delle cose, il rimedio efficace è uno solo, come ho proposto sul “Corriere della Sera” nel lontano 2 luglio 2014. La brutalità e l’ingordigia degli scafisti non possono essere represse da occasionali arresti a cose fatte. E’ evidente che costoro sono parte di un’industria, come i negrieri d’un tempo. Senza la connivenza e la cointeressenza delle autorità locali, il traffico sarebbe impossibile. Perciò, nell’immediato, i barconi individuabili vuoti sulle coste di partenza (individuazione alquanto facile dalle osservazioni e ricognizioni) devono essere distrutti da azioni di commando. Ne abbiamo gli uomini, i mezzi, il diritto.

Ovviamente, uno Stato degno del nome queste cose le fa e non le dice. Anzi, le nega recisamente dopo averle fatte. Gli scafisti e i loro manutengoli capirebbero l’antifona. E anche le autorità e le bande del posto. Nato e Ue non ci aiuteranno. Dobbiamo farlo da soli. Oggi come oggi, le lacrime dei politici, dei bempensanti e dei preti, son di coccodrillo. Né basta. Tutti a mezza bocca ammettono che presto, confusi tra i migranti, arriveranno i terroristi del califfo. Costoro mirano soprattutto alla più spettacolare azione immaginabile: colpire il Vaticano, abbattere la cupola di San Pietro, distruggere i Musei e la Sistina. Cercheranno di riuscirci con un drone o un piccolo aereo o un deltaplano o un aliante, di notte. O con qualche altro mezzo originale. Quanto a follia e crudeltà, la fantasia non gli fa difetto. A chi obietta che un modo d’entrare in Europa lo troverebbero sempre, bisogna rispondere che, se non possiamo tappare tutti i buchi d’ingresso, sbarriamo almeno il portone principale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:15