E se al Governo non ci fosse Renzi?

Matteo Renzi è un leader nato sotto una buona stella perché, pur non essendo di sinistra, ha capito ben presto che per fare politica bisogna mettersi sotto la bandiera rossa. Poi tutto il resto non conta, l’importante è il salvacondotto che una simile collocazione può fornire a chi, dovendo governare o almeno provarci, si espone ad ogni tipo di trappole derivanti dalla pericolosità di un mestiere come quello del politico. E così, la cosa più facile che possa capitarti facendo il Presidente del Consiglio, è quella di ottenere dei riscontri molto modesti dalla tua azione di Governo.

I dati macroeconomici italiani sono impietosi, dipingono un Paese agonizzante sul selciato con una disoccupazione da ricovero, un trend del debito pubblico da codice rosso, una dinamica delle esportazioni da terapia intensiva, i consumi interni da encefalogramma piatto, una produzione industriale da defibrillatore. Eppure, ad un minimo movimento del malato, foss’anche dovuto al rigor mortis, sono tutti li a parlare di ripresa, finanche il Presidente di Confindustria il quale vede “incoraggianti segnali che lasciano ben sperare sul futuro del Paese”. Poi capita sempre che le previsioni ottimistiche vengano puntualmente disattese fino a sfociare nel solito quadro clinico nefasto e che quindi si rimandi la fantomatica ripresa all’anno successivo formando una tarantella di bollettini clinici visibilmente e notoriamente falsati.

Cosa sarebbe successo se il Primario del reparto che ha in cura il malato Italia non fosse stato di sinistra? Avremmo avuto la Gabbanelli alle costole, Ruotolo a fare i collegamenti esterni da Spaccanapoli descrivendo il marcio della società agli occhi di un Santoro compiaciuto, di un Travaglio indignato o di un Saviano con la sua monoespressione, Iacona con la sua telecamerina a mettere in evidenza tutte le opere incompiute ed il solito inguardabile docufilm della Guzzanti sui politici mafiosi e corrotti. Cosa sarebbe successo se un altro Presidente non di sinistra avesse fatto una legge sulle banche popolari favorendo, sia pur magari involontariamente, persone vicine all’inner circle del Governo? Apriti cielo, ci sarebbero state le indagini di tutte le procure d’Italia, qualche arresto eccellente, Scalfari con le sue lunghissime e noiosissime articolesse sulle leggi ad personam, una seconda, terza e quarta pagina del Fatto Quotidiano con tutti i particolari dello scandalo e vagonate di giornali stranieri a rimbalzarsi il misfatto.

Cosa sarebbe successo se un Presidente non di sinistra avesse deciso ad un certo punto di proseguire in solitudine sulle riforme istituzionali? Il Presidente della Repubblica avrebbe probabilmente convocato il consiglio di guerra, le opposizioni avrebbero gridato al golpe, l’Europa avrebbe manifestato preoccupazione, il tribunale dei Ministri avrebbe aperto un fascicolo, Zagrebelsky, Dario Fo e Rodotà avrebbero firmato un appello su Repubblica, Vendola avrebbe urlato in preda ad una crisi isterica ed i professori universitari avrebbero convocato una manifestazione a Piazza Navona per difendere la Costituzione più bella del mondo da chi la deturpa rozzamente perché non ha cultura del diritto. Cosa sarebbe successo se un Ministro non di sinistra come Gentiloni avesse detto che “l’Italia è pronta a combattere”? Gli avrebbero ricordato che “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, avrebbero urlato alla guerra mossa per biechi interessi privati ad opera dei soliti fascisti guerrafondai e dei sodali Amerikani ingordi del petrolio altrui.

Ci sarebbe stato il classico concertone della solita corte dei miracoli musicale con il consueto “free Palestina”, viva il Che, gli oppressi del mondo sfruttati dall’occidente capitalista ed ammennicoli vari con cui questa gente gioca consuetamente. Ma invece Renzi ed il Pd sono al Governo e persino la sinistra sinistra lo tratta bonariamente tollerando gli sprechi, gli scandali, le riforme a colpi di maggioranza, le guerre minacciate e poi ritirate, la condizione indecente degli immigrati accolti e poi stivati nei centri di accoglienza con annessi pericoli di infiltrazione terroristica, l’economia che va a rotoli e la loffia politica estera fatta di pacche sulle spalle e di figuracce.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09