
Sono morti in questi ultimi giorni oltre trecento migranti clandestini nelle acque del Canale di Sicilia. È una notizia orribile. Tuttavia, bisogna parlarsi con franchezza. Mare Nostrum o Triton, così non si può andare avanti. Pensare di aiutare tutti quelli che fuggono dal sud del mondo non è possibile. E neanche è giusto.
Finora si è ritenuto che intervenendo a valle del problema ci si salvasse l’anima praticando la compassione verso quei poveri disgraziati. Ma questa tanto sbandierata solidarietà è una moneta fasulla. E lo si è visto. Col pretesto degli aiuti umanitari la criminalità nostrana, in combutta con la malapolitica, è stata capace di mettere in piedi un business dell’accoglienza che non è meno odioso e remunerativo di quello allestito dai mercanti di morte dall’altra parte del mare. Si vuole per davvero aiutare i disperati in fuga dalla fame e dalle guerre? Allora si intervenga a monte impegnando le risorse offerte dalla comunità internazionale per aiutare i migranti nei loro territori d’origine. Occorre che la falla venga tappata a monte, cioè nei luoghi di partenza dei barconi della morte.
Come si è visto, non sempre è possibile soccorrerli quando ormai hanno preso il mare. Bisogna evitare che si imbarchino. Quindi, ancora una volta, il problema si chiama Libia. E pare che l’abbia compreso perfino il cacicco di casa nostra, Matteo Renzi. Da quattro anni la Libia non è più uno stato ma è un campo di battaglia fratricida. Il paese è preda dell’anarchia ed è sull’orlo della catastrofe economica e sociale. Profittando della situazione, anche l’Is, lo Stato Islamico, è riuscito a mettere piede nel territorio in guerra per poterne fare una preziosa propaggine delle proprie mire espansionistiche. E noi occidentali?
Finora siamo stati alla finestra a guardare, consentendo che i clan e le milizie locali si scannassero alla grande. Ci siamo innamorati dei nostri mantra: pace e democrazia, pensando che i libici facessero altrettanto. Che sciocchezza crederlo! In queste ore sono in corso gli ennesimi colloqui di pace per giungere a una soluzione del conflitto. Nessuno che abbia un minimo di coscienza non può che auspicarne il successo. Eppure, nessuno che abbia un minimo di cervello può scommettere sulla loro sicura riuscita. Se le trattive non dovessero concludersi con un accordo è giunto il momento, per gli Stati dell’area, di prendere decisioni definitive. E la prima a doverlo fare è l’Italia che più di tutti gli altri attori internazionali ha parecchio da perdere.
È giunta l’ora che si proceda a un intervento di peace-enforcing attraverso l’impiego di un contingente multinazionale delle Nazioni Unite, guidato dai comandi italiani. Ciò consentirebbe, tra le altre azioni, di mettere in sicurezza le coste e i porti da cui partono i barconi della morte. Un blocco navale strettissimo è l’unico modo per evitare che il nostro mare divenga sempre più un cimitero a cielo aperto. Anche il doveroso soccorso umanitario risulterà più efficace se praticato immediatamente a ridosso delle coste libiche. Alla sinistra terzomondista non va giù l’idea di dover ammettere il proprio fallimento storico e ideologico patito proprio sulla frontiera propagandistica del solidarismo planetario. Ci spiace per loro, ma dovranno farsene una ragione se non vogliono che, non la solita destra becera e cattiva, ma la comunità internazionale li additi come i soli responsabili di queste inutili stragi. E, per favore, basta con la stucchevole retorica dell’emigrazione clandestina quale risorsa della pace. Prendere tutti a bordo non ci rende migliori o più buoni. Ci crea problemi peggiori di quelli che già quotidianamente ci massacrano.
È un discorso cinico? Può darsi. Ma a quei nostri concittadini che non ce la fanno ad andare avanti, non hanno di che sfamarsi e che magari hanno anche perso la casa e non sanno dove andare a dormire, cosa gli raccontiamo? Che le poche risorse disponibili lo Stato le deve spendere per l’accoglienza così il mondo pensa che siamo buoni? Provasse Renzi a raccontarglielo, poi vediamo se continua a fare il figo.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:15