
Siamo sicuri che soltanto Alexis Tsipras ed il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis siano usciti malconci e costretti a tirare un amaro bilancio dal loro primo tour in Europa per la rinegoziazione del debito? Atene è stata messa all’angolo ma Anche Matteo Renzi e la stampa italiana, ubriacata dalla capacità renziana di strappare il neo-leader greco a Sel ed alla sua sinistra interna, hanno subito una sonora ammaccatura da questa vicenda chiusasi, sul fronte italiano, con la decisione del premier di scaricare il collega greco e confermare la sua condizione ancillare nei confronti della Cancelliera tedesca dopo la prevedibile e dura chiusura alle richieste di Syriza da parte della stessa Merkel e dei vertici europei.
La si può girare come si vuole ma Renzi ‘Bip-bip’, i cui aedi mediatici hanno esaltato ancora una volta per direttissima le straordinarie capacità di dribblatore che, con velocità pari soltanto alla scaltrezza usata per vincere la battaglia del Quirinale su un centrodestra in affanno, era riuscito a scippare l'abbraccio con Tsipras a Sel e alla sinistra del Pd, ne esce male ammantando la sua figura di un alone di ridicolo e scarsa credibilità. L’appoggio conformista, entusiasta ed incondizionato di un sistema mediatico dedito all’esaltazione della mistica della rapidità senza se e senza ma da lui stesso fatta irrompere nella politica italiana, ha acceso i riflettori ancora una volta sulla natura del premier. Ma al di là della fascinazione dei suoi aedi mediatici per la prontezza con cui avrebbe ingranato la marcia, messo il turbo a sinistra e incontrato per primo Alexis Tsipras nelle vesti di mediatore tra Grecia ne Germania, cosa affiora? Ripercorriamo le fasi dell’incontro tra Renzi e Tsipras presentato in prima battuta come esito di un’ulteriore genialata, momento di estrema sintonia e occasione di un grande patto tra le due sinistre europee. Il 3 febbraio, giorno della conferenza congiunta con Alexis Tsipras il premier Matteo Renzi dichiara: “Credo fortemente che ci siano le condizioni per trovare un punto di intesa con le istituzioni europee sul nodo del debito da parte delle autorità greche e speriamo che ci sia la possibilità di risolvere il problema della Grecia con la strategia di medio termine che Tsipras ha delineato.
Noi diamo il nostro supporto e auspichiamo un segnale di intelligenza e apertura da parte dell’Europa”. Poi ancora: “Dalla Grecia arriva un messaggio di speranza che viene da un’intera generazione di persone che chiede di avere più attenzione più riguardo e interesse verso chi sta subendo la crisi. Il successo di Tsipras è basato sulla speranza e non soltanto sulla paura, con Tsipras abbiamo la comune idea di restituire alla politica la possibilità di cambiare le cose e insieme dobbiamo aiutare l’Europa ad essere se stessa, un laboratorio del futuro”. Infine: “Facciamo il tifo, diamo il nostro supporto perché questa situazione di emergenza sia affrontata nelle sedi europee”. Due giorni dopo il contrordine renziano. Non appena la rinegoziazione del debito ha ricevuto un sonoro rifiuto dai vertici dell’Unione, dal presidente della Commissione europea Jean Claude Junker al Presidente del Consiglio dei 28 governi Donald Tusk, dal presidente della Bce Mario Draghi al ministro delle Finanze tedesco Wolfang Schauble che ha liquidato il suo omologo greco Yanis Varufakis con un chiaro “Siamo d’accordo nell’esser in disaccordo” e dalla stessa Merkel.
Renzi, sempre ingranando il turbo, compie la sua giravolta e scarica Alexis Tsipras definendo “legittima ed opportuna” la decisione con cui Draghi ha deciso di non accettare più i titoli pubblici di Atene e facendo sua in pieno la tesi di Shauble secondo cui le misure indicate dal governo greco “non vanno nella direzione gusta”. Insomma, il nostro Premier prima ha cercato, riuscendoci, di prendersi la scena per un giorno osannato dalla stampa per l’apertura a Tsipras e poi ha sostanzialmente salutato lo stesso Tsipras all’insegna del beffardo “Stai sereno”di lettiana memoria. A dimostrazione del fatto che farebbe di tutto per calcare il palco anche soltanto un giorno e puntare all’immediato ritorno mediatico. Anche a costo di sacrificare, come ha fatto, credibilità e serietà ed esporsi al grottesco e al ridicolo a fine percorso. In gioco non c’è solo la legittimità o meno della linea adottata dai vertici europei per evitare un contagio che l’accondiscendenza alle richieste greche provocherebbe. E neppure le ripercussioni che la radicalità delle posizioni di Tsipras e di Varoufakis potrebbero determinare ( “La Grecia non fa ricatti ma non ne accetta”) finendo per giustificare la rigidità europea e ostacolando l’individuazione di una linea intermedia a favore della reale riformabilità del sistema.
C’è anche, anzi per noi soprattutto, la credibilità del Presidente del Consiglio italiano che prima cerca di giocare la carta della piena sintonia per poi doversi confermare come mero esecutore delle indicazioni che arrivano dalla Cancelliera di Berlino. Di questo passo, chi potrà seguitare a dare credito Matteo Renzi anche sullo scenario internazionale? Giusto una stampa matteocentrica e screditata come quella italiana. Che sta perdendo anch’essa il senso del ridicolo. Intanto il web ironizza. Sembra che Tsipras abbia alla fine inviato questo saluto all’amico perduto Renzi : “Parakulòs”.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:08