Il rischio del verso autoritario

L’insediamento al Quirinale del nuovo Presidente della Repubblica chiude la prima fase della legislatura segnata dall’irresistibile ascesa di Matteo Renzi e ne apre una seconda dominata dal dilemma su come lo stesso Renzi intenda stabilizzare la sua ascesa.

Non si tratta di lana caprina. Si tratta di capire se la stabilizzazione dell’ascesa renziana sia finalizzata solo a garantire la governabilità o se, invece, sia destinata a trasformare la governabilità democratica in una democrazia autoritaria incentrata sul potere e sulla personalità del Premier.

L’elezione di Sergio Mattarella segna il giro di boa tra una fase e l’altra della legislatura non perché il nuovo capo dello Stato possa essere considerato l’artefice di questa profonda sterzata. Può essere, al contrario, che proprio la sua presenza sull’alto Colle finisca col correggere questo cambio di rotta. Ma è il modo con cui Renzi ha ottenuto l’elezione di Matterella che ha di fatto chiuso la fase dell’ascesa ed aperto quella del timore della possibile deriva autoritaria del renzismo trionfante. Adesso il Premier gode del trionfo che nel Paese del “accà nisciuno è fesso” viene riservato a chi si mostra più furbo degli altri anche ricorrendo a qualsiasi genere di colpo basso. Non è forse vero che la metafora della politica italiana è quel Palio di Siena in cui tutto è permesso per conseguire la vittoria?

Ma i trionfi non durano in eterno. Ed anche l’aurea di “magnifica canaglia” conquistata da Renzi tende rapidamente a trasformarsi in un’ombra oscura dai tratti profondamente inquietanti. Ora, ad esempio, proprio alla luce del metodo usato da Renzi per vincere la battaglia del Quirinale, ci si incomincia a chiedere se la riforma costituzionale voluta dal Premier serva effettivamente al Paese o sia finalizzata solo a rendere più forte ed inattaccabile il potere dell’attuale Presidente del Consiglio. La fine del bicameralismo e l’avvento di una Camera eletta con un maggioritario accentuato garantisce solo la governabilità o invece è diretta a gettare le basi per il regime renziano?

Insomma, da adesso in poi il tema della vocazione autoritaria del vincitore della battaglia del Quirinale diventerà dominante sulla scena politica italiana. Ogni atto del Presidente del Consiglio sarà esaminato con la massima attenzione dai suoi avversari e dai suoi stessi alleati per scoprire la sua reale funzione. Chi pensa che Renzi possa infischiarsene forte del suo attivismo e della sua spregiudicatezza sbaglia di grosso. Il rischio di un peronismo alla fiorentina spaventa nel tempo anche gli adoratori della “paraculaggine”!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:10