
Quella che viene presentata dal coro degli adulatori conformisti come un colpo di genio politico da parte di Matteo Renzi è stata, semplicemente, una scelta obbligata. Se non voleva assistere alla ripetizione della carica dei 101 (e questa volta sarebbero stati anche di più) del 2013 e alla conseguente spaccatura definitiva del partito, il leader del Partito Democratico non poteva che comportarsi come ha fatto.
Chi immaginava che Renzi avrebbe sfidato la sua minoranza interna e corso il rischio di assistere ad una scissione del partito per privilegiare e rispettare il Patto del Nazareno si era illuso ed aveva sbagliato i suoi calcoli. Posto di fronte all’alternativa se affondare il Pd e puntare sul cosiddetto “Partito della Nazione” fondato sulla commistione consociativa tra renzismo e berlusconismo, il giovane e rampante leader della sinistra ha scelto di salvare il Pd e la sua unità all’insegna del consociativismo d’antan. Quello perfettamente rappresentato da Sergio Mattarella, l’ultima espressione del compromesso storico degli anni Settanta del secolo scorso.
Gli illusi si possono anche dolere del metodo furbesco e truffaldino usato da Renzi per ricomporre il Pd ed intestarsi la vittoria del Quirinale. Ma invece di lamentarsi dovrebbero prendere atto che la scelta del segretario dem libera il tavolo della politica italiana della sciocchezza del Partito della Nazione e ricrea le condizioni per un bipolarismo corretto e per la democrazia dell’alternanza.
Renzi ha scelto di ricompattare la sinistra e lo ha fatto riportando la lancetta dell’orologio indietro di quarant’anni. Grazie a questo chiarimento ora chi si era illuso ed è rimasto deluso non può fare altro che compiere una scelta altrettanto chiara decidendo di contrapporre ad una sinistra ricomposta sulla linea della nostalgia cattocomunista un centrodestra rifondato sulla speranza del cambiamento liberale e popolare.
Compiere una scelta del genere non comporta la crisi di governo da parte del Ncd od il ribaltamento del tavolo delle riforme da parte di Forza Italia. Comporta, però, la necessità di considerare Renzi un alleato contingente ed un interlocutore temporaneo e nient’affatto affidabile. E, soprattutto, comporta di ricostruire, sulle macerie lasciate all’interno di FI e del Ncd, una nuova coalizione di centrodestra in grado di tornare ad essere alternativa alla sinistra del renzismo ripiombato nel passato.
L’occasione immediata per compiere questa operazione richiesta a gran voce dall’elettorato moderato è rappresentata dalle prossime elezioni regionali. L’alternativa alla sinistra non può nascere in Parlamento ma solo nel Paese.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:16