
Non vanno sottovalutate le ripercussioni che la vittoria di Alexis Tsipras in Grecia avranno sicuramente in Italia. Nessuno, naturalmente, immagina che il coordinamento tra le diverse componenti della sinistra proposto da Vendola e prontamente accettato da Civati, Fassina e Cuperlo sia destinato in tempi brevi a provocare una scissione nel Partito Democratico ed a provocare la formazione di una “grande sinistra” disposta a sposare la linea radicale di Syriza.
Anche se negli ultimi tempi gli strappi all’interno del Pd sono stati numerosi sulla scia della rottura clamorosa di Sergio Cofferati, la “ditta”, come la definisce Pier Luigi Bersani, tiene ancora. Ed è facile prevedere che qualsiasi processo finalizzato alla separazione tra il renzismo post-democristiano e gli eredi della tradizione del Partito comunista italiano possa avere tempi non brevissimi.
Ma l’esclusione a breve di una scissione del Pd come conseguenza della vittoria di Tsipras non impedisce di mettere in conto che il processo di separazione tra componenti oggettivamente alternative ed antagoniste del Pd possa essere accelerato dalla suggestione che viene dalla Grecia. E lascia immaginare che questo scatto possa manifestarsi anche in tempi brevi. Ad esempio in occasione delle elezioni per il Presidente della Repubblica. Non per riuscire ad imporre un candidato portato dalla sinistra ed appoggiato dai Cinque Stelle. I numeri per un’operazione del genere non ci sono. Ed anche se Grillo si convincesse della necessità di entrare nella partita, difficilmente il blocco delle opposizioni di sinistra riuscirebbe a far eleggere un proprio candidato al Quirinale. Ma l’accelerazione può avvenire in molti altri modi, oltre quello di provocare la spaccatura del “Patto del Nazareno” e la sconfitta secca di Renzi.
C’è innanzitutto la possibilità della sinistra Pd di porre il veto su un candidato di area moderata portato avanti da Berlusconi e Alfano (Alfano o Casini). Ma c’è soprattutto l’occasione di costringere il segretario del partito, nonché Presidente del Consiglio, a tentare di tenere unita la ditta piegandosi a sostenere un candidato che sia espressione chiara ed inconfondibile della ditta stessa. In questo caso potrebbero rientrare in ballo gli ex segretari del Pd, da Veltroni a Fassino fino allo stesso Bersani, con la sola esclusione del rottamato per eccellenza: D’Alema.
A breve, quindi, la vittoria di Tsipras può avere ripercussioni dirette sull’elezione del successore di Giorgio Napolitano. E rendere più spedito il processo di maturazione di una “grande sinistra” capace di imitare Syriza all’insegna del no all’austerità, alla Troika, alla Merkel e, naturalmente, a Renzi. Per quest’ultimo il passaggio dell’elezione del nuovo capo dello Stato diventa ancora più difficile di quanto poteva apparire prima del voto in Grecia. Perché se vuole riportare a più miti consigli i suoi oppositori interni non può più adoperare con troppa enfasi la minaccia di elezioni anticipate. Che se mai ci fossero determinerebbero fatalmente, proprio sulla scia di quanto avvenuto in Grecia, la nascita di una “grande sinistra” alternativa al renzismo.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:19