
L’attenzione generale è concentrata sull’elezione del successore di Giorgio Napolitano e sull’interrogativo se il rinnovato patto del Nazareno riuscirà a piazzare al Quirinale il proprio candidato, vincendo le resistenze delle minoranze interne del Partito Democratico e di Forza Italia. Ma forse sarebbe opportuno incominciare a valutare quanto potrà avvenire dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Perché, comunque vada a finire, la battaglia per il capo dello Stato è destinata in ogni caso a segnare uno spartiacque netto tra la prima parte e la seconda della legislatura ed a determinare una svolta dalle conseguenze profonde e significative.
Se il patto del Nazareno regge e Renzi e Berlusconi riescono a far eleggere un candidato concordato, che non può essere espressione del solo Pd ma deve necessariamente avere le caratteristiche del super partes moderato, la legislatura è destinata ad andare avanti di sicuro fino all’entrata in vigore della nuova legge elettorale, se non addirittura fino alla sua cadenza naturale. Raffaele Fitto, il capo del dissidenti di Forza Italia, sostiene che il rinnovo dell’intesa del Nazareno prevede e comporta il ritorno al governo del partito del Cavaliere. Può essere.
Ma se così fosse, da un lato si dovrebbe prevedere il facile riassorbimento della dissidenza fittiana di fronte al richiamo governativo, ma dall’altro la spaccatura definitiva ed inguaribile del Pd. Gli antirenziani potrebbero mai accettare una riedizione delle larghe intese destinata a consolidare alla guida dell’esecutivo un Premier chiaramente intenzionato a sbarazzarsi definitivamente di loro sfruttando appieno i meccanismi favorevoli dell’Italicum? Nel caso di Quirinale nazarenizzato, in sostanza, la scissione, che oggi Pier Luigi Bersani esclude perentoriamente, diventa uno sbocco inevitabile per chi sa bene che al momento della formazione delle liste Renzi avrebbe come unica preoccupazione quella di eliminare i propri nemici.
L’ipotesi opposta, quella che prevede l’affondamento del patto del Nazareno in occasione del voto per il Quirinale, porta con sé come conseguenza altrettanto inevitabile quella della fine anticipata della legislatura. Come potrebbe sopravvivere Renzi alla vittoria dei suoi avversari interni fondata sulla creazione di uno schieramento politico caratterizzato dall’intesa tra i dissidenti ed il Movimento Cinque Stelle, radicalmente alternativo alla strategia che il Premier ha portato avanti fino ad ora?
Gli scenari che si stanno delineando sono fin troppo chiari. Ma fin da ora è assolutamente evidente che a febbraio si gira la boa. O in un verso o nell’altro. Ma sempre con un chiarimento definitivo all’interno della sinistra italiana!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:15