Il Quirinale e... l’alternanza inesistente

Nel nostro Paese la democrazia dell’alternanza ed il pluralismo non sono concepite come negli altri Paesi di democrazia liberale, ma secondo la tradizione nazionale. Cioè sono all’italiana. La democrazia dell’alternanza consiste nell’alternare al potere chi non sa e non può gestirlo e chi sa e può gestirlo, applicando la regola storica della conventio ad excludendum. Il pluralismo si realizza, invece, solo assicurando spazi, ruoli, agibilità democratica ai soggetti diversi dell’immensa galassia della sinistra e relegando nel cono d’ombra su cui non si fa mai luce chi è estraneo alla galassia e non ha alcuna intenzione di entrarci compiendo formali atti di conversione.

La cartina di tornasole dell’interpretazione all’italiana della democrazia dell’alternanza e del pluralismo è data dall’avvio della cosiddetta “partita” per il Quirinale. Che è giocata non tra squadre contrapposte, ma solo tra i componenti di una stessa squadra: la sinistra. E che è commentata non da voci libere e diverse, ma da un coro gigantesco di tifosi di questo o quel componente della squadra di sinistra e da qualche isolato solista su cui si evita accuratamente di rivolgere il riflettore dell’attenzione.

È normale che l’elezione del successore di Giorgio Napolitano, uomo della tradizione togliattiana del Pci-Pds-Pd, sia un fatto interno alla sola sinistra formata dal filone post-comunista e da quello post-democristiano progressista? È normale che una volta esaurite le primarie del Partito Democratico (felice definizione di Angelino Alfano) e scelto il successore di Napolitano tra i tanti candidati dello stesso Pd, si debba registrare che tutte le cariche più alte delle istituzioni repubblicane sono coperte da militanti di una sola parte politica, che non è affatto maggioritaria nel Paese ma rappresenta meno di un terzo dell’elettorato? Ed è nomale che la stragrande maggioranza del mondo dell’informazione pubblico e privato sorvoli felicemente su questa anomalia preferendo dividersi solo nel fiancheggiare le diverse componenti dell’eterna ed inalternabile galassia di sinistra?

Il muro di Berlino è caduto ormai da alcuni decenni, ma il nostro Paese continua ad essere retto da un regime di socialismo reale ammantato dalla veste formale della democrazia liberale. Il ché spiega senza alcuna possibilità di dubbio le ragioni della crisi in atto. E, soprattutto, le difficoltà che rendono impossibile qualsiasi tentativo di venirne fuori!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17