Matteo Renzi chiude   il semestre italiano Ue

In un panorama continentale complessivamente deludente si ode la voce dell’imbonitore Matteo Renzi che tiene il discorso di chiusura del semestre di presidenza italiana al parlamento europeo. A sentir lui è tutto bello, tutto risolto e, questa Europa, sembra il paradiso in terra. Che ribalda sfrontatezza! Di contaballe la storia ne ha conosciuti, in realtà non tantissimi, ma Renzi li supera tutti. In un contesto di normalità ci saremmo aspettati dal nostro premier un’analisi critica, e autocritica, delle troppe cose che all’interno dell’Unione non vanno. Sul fronte della sicurezza sono ancora caldi i cadaveri della strage islamista di Parigi. Dopo l’assalto a “Charlie Hebdo” e, non dimentichiamolo, al supermercato di prodotti kosher, abbiamo elogiato lo spirito identitario dei francesi che in quelle ore di tragedia si sono ritrovati a fare muro contro il nemico. La Francia c’era, ma non c’era l’Europa che è stata assente e incapace di produrre una reazione unitaria e coordinata valida per tutti gli stati membri.

L’immagine di questa Europa è in tutto simile a un’orchestra in cui gli orchestrali suonano ognuno per proprio conto stonate melodie. Non c’è vero accordo tra i partner e il semestre italiano nulla ha realizzato di concreto per innalzare il livello di coesione all’interno delle istituzioni comunitarie. Quando Renzi, lo scorso luglio, ha assunto la presidenza era in corso la crisi ucraina. Oggi che restituisce il mandato quella crisi non è stata risolta, anzi è peggiorata. Per quanto il nostro Premier non sia stato tra i più accesi sostenitori dello scontro frontale con la Federazione russa, il suo peso politico non è stato valutato sufficiente per convincere gli europei ad operare un cambio di rotta in direzione della necessaria ricucitura dei rapporti con Mosca.

Sul fronte del contezioso israelo-palestinese, questi ultimi mesi saranno ricordati come quelli del deterioramento dei rapporti tra l’Unione e lo Stato ebraico. E la leadership italiana ha permesso che una deriva ideologica, occultamente antisemita, la quale identifica Israele non con la vittima ma con il carnefice, prendesse l’abbrivio proprio sotto il suo periodo di presidenza. Una vergogna dalla quale impiegheremo molto tempo ad affrancarci. Sarebbe stata questa la macchia peggiore di una presidenza diafana se non dovessimo contabilizzare il risultato della vicenda dei nostri due marò.

Il semestre ha offerto un’eccezionale opportunità al nostro governo di unire la propria voce a quella dell’intera Europa per obbligare gli interlocutori indiani a chiudere l’incidente. Invece, nulla. Renzi furbamente ha taciuto sui due fucilieri di marina, sia nel discorso di apertura sia in quello di chiusura. Del resto cosa avrebbe potuto dire di veritiero, visto che non ha avuto la forza di combinare niente? C’è, poi, la questione della revisione delle politiche di austerity che stanno massacrando i paesi membri del Sud dell’Unione. La Germania ha imposto la sua ricetta e il pavido Renzi non è riuscito a smuovere di un millimetro l’opposizione pregiudiziale del granitico blocco settentrionale.

Morale della favola: non l’Italia ma l’intera Europa è in deflazione, la produzione ristagna, la disoccupazione, tranne che in Germania, aumenta. È questo il quadro fallimentare che il nostro Premier lascia al suo successore lettone. Che diranno i libri di storia? “Nel secondo semestre del 2014, l’Unione, sotto la presidenza dell’italiano Matteo Renzi toccò l’apice della crisi”. A luglio, nel suo libro dei sogni, Renzi ha scritto che avrebbe fatto cose mirabolanti per la difesa del “made in Italy”. Ma anche su questo capitolo il risultato è simile alla temperatura di Bolzano nei giorni di bufera: non pervenuto.

Ora, Renzi riconsegna le chiavi della presidenza con un discorso gonfio di retorica. Torna a casa senza portar nulla di positivo con sé. Potrà sempre consolarsi dicendo di aver imposto la nomina della Mogherini alla guida della politica estera e di sicurezza dell’Unione. Ma è il resto di niente.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:11