Intreccio: terrorismo   e... “petrodollari”

Il terrorismo islamista è destinato a durare a lungo. In barba a tutte le marce che gli europei e gli occidentali in genere decideranno di compiere in risposta ai nuovi attentati che inevitabilmente verranno. E non perché l’Islam fondamentalista dia rabbia e vigore ad una religione che sembra più viva di quella cristiana e che è capace di promuove tra i suoi fedeli una cultura del sacrificio fino al martirio che le società secolarizzate ed atee occidentali non possono minimamente suscitare. Ma perché accanto a queste ragioni che rientrano nello schema della cosiddetta guerra di religione ci sono ragioni più forti che fanno parte dello schema della guerra per l’egemonia politica ed economica . Una guerra che è in parte di civiltà, visto che quella occidentale è ben diversa da quella islamica e che non tutti gli immigrati islamici nei paesi occidentali sono disposti ad integrarsi nelle società cristianizzate o secolarizzate. Ma che in grande parte è politica ed economica.

Nel passato ci sono state altre ventate di fondamentalismo islamico. Basti pensare alla fine dell’ottocento ed alla sorte di Gordon Pascià a Khartum per mano dei seguaci del Mahdi. I primi fermenti di risveglio arabo dopo i lunghi secoli del torpore ottomano iniziano ai primi del novecento puntando , però, non sul rilancio della religione considerata responsabile della lunga fase di regresso ma sull’imitazione dei movimenti risorgimentali europei ispirati alla modernità laica. Da Ataturk alle lotte di liberazione contro il colonialismo, che dopo il secondo conflitto mondiale portano alla creazione di regimi autoritari sul modello nasseriano, tutti continuano a considerare l’Islam una religione regressiva da limitare se non combattere. È con l’avvento dell’età del petrolio e dei grandi flussi finanziari prodotti dall’estrazione dell’energia indispensabile allo sviluppo dell’Occidente che l’Islam, e soprattutto le interpretazioni più radicali della religione del Profeta, diventa strumento di rinascita del mondo arabo.

L’Arabia Saudita apre la strada imponendo l’interpretazione wahabita del Corano come una sorta di religione di stato ed impegnandosi in una continua campagna di promozione ed apostolato di questa visione tradizionalista dell’islam. E di seguito, mano a mano che il peso dei petrodollari rende i paesi del Medio Oriente sempre più centrali e determinanti per le economie europee, l’esempio dell’Arabia Saudita viene seguito dall’Iran di Khomeyni, dai vari emirati e dagli stessi Fratelli Musulmani, che nati come organizzazione laica si trasformano in uno dei principali promotori del fondamentalismo islamico.

La storia dei fenomeni terroristici dell’ultimo secolo insegna che l’unico modo di contenere il pericolo è di colpire i “santuari”, asciugare l’“acqua” in cui i pesci terroristi vivono abitualmente e, soprattutto, individuare e chiudere il più possibile le loro fonti di finanziamento.

Ma chi può mai permettersi di portare avanti un programma del genere fino a quando i petrodollari saranno il carburante indispensabile per le economie del pianeta?

Il terrorismo è dunque destinato a segnare il futuro dell’Occidente. Purtroppo ed almeno fino a quando durerà l’Era petrolifera!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09