Charlie Hebdo: ovvero la guerra dentro casa

Mercoledì 7 gennaio 2015. Questa data la ricorderemo per moltissimo tempo. Probabilmente la citeranno i libri di storia dei nostri pronipoti come il momento d’inizio della guerra scatenata dall’integralismo islamismo sul suolo d’Europa. Perché di questo si tratta: di una guerra e non di un qualsiasi gesto terroristico legato al fanatismo religioso. Non è un nuovo “11 settembre”.

Fatte le debite proporzioni, il 7 gennaio francese somiglia più al 7 dicembre del 1941: il giorno di Pearl Harbour. Finiamola una volta per tutte con l’ipocrisia buonista! Se non vogliamo credere alle “voci di dentro” della destra, prestiamo fede alle parole del Santo Padre: è in corso una terza guerra mondiale a pezzetti. L’assalto alla sede del giornale satirico “Charlie Hebdo”- dodici vittime innocenti - ne è un pezzo. Cosa c’è dietro ai combattenti musulmani di Parigi? C’è uno stato islamico, l’Is, perfettamente organizzato e dotato di una cospicua ricchezza finanziaria, che ha dichiarato guerra alla nostra civiltà.

Inizialmente l’Occidente ha pensato bene di darsela a gambe, sottraendosi allo scontro diretto. Non è stata la fiducia nell’islamismo moderato a fermarne la reazione. Qui la distinzione tra islamici buoni e cattivi non c’entra. Le gole tagliate degli occidentali fatti prigionieri, le deportazioni e lo sterminio di intere popolazioni di “infedeli” cristiani, yazidi, sciiti, zoroastriani, musulmani curdi hanno costretto le potenze del blocco occidentale a rivedere i loro buoni propositi di disimpegno dalla regione mediorientale.

Con molto ritardo si è cominciato con l’aggressione dal cielo scaricando quantitativi, ancora insufficienti, di bombe sulle postazioni occupate dai miliziani del nuovo califfato. Tuttavia, a dispetto degli effetti distruttivi dei raid aerei, resta in piedi l’aspirazione dell’Is alla conquista del Vecchio Continente. Non è una burla il progetto di un’Europa convertita alla vera fede.

Ce lo aveva spiegato per tempo Oriana Fallaci alla sua maniera, forse ruvida ma efficace. Eppure, l’intellighenzia del “politicamente corretto” ha preferito snobbarla. Ha preferito che si parlasse di lei come di una vecchia signora bislacca divorata dal rancore verso una vita che la stava lasciando. Poveri fessi e poveri noi che non abbiamo dato il giusto peso alla sua profezia. Questa sinistra codarda e nemica, grazie al sostegno colpevole di un pelosissimo solidarismo di matrice cattolica, ha inteso abdicare alla Storia per abbracciare il falso idolo della contaminazione culturale. È stata un’assurdità che ci costerà cara. Non diciamo che in linea di principio due mondi non possano incontrarsi e interagire nel reciproco rispetto dei differenti fondamenti di civiltà, ma perché ciò accada è indispensabile che quei due mondi si pongano su di un piano paritario. Diversamente, nessuna interazione sarà possibile se uno dei due, abbandonando la difesa dei propri valori, si conceda all’altro senza opporre la benché minima resistenza. Piuttosto, avverrà ciò che in natura è all’ordine del giorno.

Non bisogna scomodare Charles Darwin e le sue teorie per osservare una semplice evidenza: l’organismo più forte tende ad aggredire quello più debole fino a sottometterlo e farlo proprio. Abbiamo pensato bene di ignorare gli archetipi di una comune identità europea nel timore che disturbassero culture aliene. Abbiamo tolto dal presepe, antico simbolo di religiosità cristiana, il bue e l’asinello, presunti fautori d’intolleranza religiosa, per metterci un più ecumenico elefantino. Abbiamo fatto sparire il Cristo dalla mangiatoia lasciando un giaciglio vuoto. E qual è il brillante risultato? Un’Europa androgina che non trova disdicevole farsi schiava di un feroce, sanguinario, virile barbaro che la reclama per sé.

Gli autori della strage di Parigi non sono comuni delinquenti, sono fieri nemici e come tali devono essere trattati. Bisogna neutralizzarli e poi risalire ai finanziatori e ai fiancheggiatori che hanno garantito efficienza logistica all’operazione. E colpire duro. Non è più il tempo degli arcobaleni a senso unico.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:12