“Salva-Silvio”, per chi   suona la campana?

Il nuovo anno, per il Premier Matteo Renzi, si apre con uno scivolone da frattura scomposta. Non è alla vacanza al Courmayeur a cui pensiamo ma alla vicenda dell’articolo 19 bis del decreto legislativo sulla “Certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente”, approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 24 dicembre.

La pietra dello scandalo starebbe nella non punibilità penale della persona “quando l’importo delle imposte sui redditi evaso non è superiore al 3 per cento del reddito imponibile dichiarato”. A nostro avviso si tratta di una regola di buon senso che probabilmente favorisce i grandi gruppi industriali più di quanto possa aiutare concretamente le micro e piccole imprese. Ma va bene lo stesso se serve a ridare un po’ di serenità agli imprenditori, depenalizzando le infrazioni minori. Un gesto poco più che simbolico per uscire dall’incubo dello stato di polizia fiscale a cui anelerebbero i giustizialisti di ogni risma. A posteriori ci si è accorti che la disposizione, come scritta, avrebbe potuto favorire anche Berlusconi, in vista di una sua totale riabilitazione. Apriti cielo. Il pavido Renzi, di fronte alle critiche, prima si è detto pronto a metterci la faccia nel sostenere il provvedimento, poi lo ha ritirato. Se ne riparlerà dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

Il capitan fracassa di Palazzo Chigi ha avuto paura che i suoi oppositori lo accusassero di indicibili accordi di favore con Forza Italia. Ma una sciocchezza più grossa i detrattori del patto del Nazareno non avrebbero potuto inventarla. Se malafede c’è stata nella stesura di una norma concepita per creare inciampo, non è stato certo nell’interesse di Silvio Berlusconi. Altro è l’obiettivo e, in tempi di elezioni presidenziali, è facile immaginare quale. Da questa vicenda chi esce con le ossa rotte è principalmente Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia. Sua è la firma in calce al decreto contestato. Logica vorrebbe che il titolare del dicastero conoscesse alla virgola il contenuto di un testo legislativo di sua competenza. Lui, invece, ha fatto intendere di non saperne niente. Se allora non l’hanno redatto in “Via XX Settembre” ma è per intero frutto dei tecnici del “cerchio magico” renziano di Palazzo Chigi, la cosa è ancor più grave.

Padoan sarebbe quanto meno imputabile di culpa in vigilando per aver firmato, senza leggerlo, un testo di legge scritto da altri. Caso vuole che il nome del ministro dell’Economia sia circolato come possibile successore di Napolitano. Ora, la candidatura rischia di saltare per effetto del tiro a piccione apertosi su di lui. Se trappola c’è stata bisogna cercare i bracconieri all’interno del circolo dei “poteri forti”. Altro che Nazareno! È Padoan l’obiettivo dei killer, perché secondo alcuni non rappresenterebbe un sufficiente contrappeso alle smanie d’onnipotenza dall’attuale premier pigliatutto. La figuraccia rimediata lo dimostrerebbe. E Berlusconi? In questa manfrina non c’entra nulla. Il suo nome e la sua immagine politica sono stati usati come corpo contundente. Ma ciò non può consolarci. È ben triste cosa constatare che la storia del centrodestra e del suo leader sia ridotta a un pretesto, a un alibi. Cosa pensate che dirà la gente, soprattutto quegli imprenditori che si aspettavano un po’ di elasticità nel rapporto con il fisco-Leviatano, quando apprenderanno che lo spirito innovativo del provvedimento sarà carta straccia? Se la prenderanno con Berlusconi e con il fatto che essendoci lui di mezzo il paese continua a essere ostaggio dei più vieti giustizialisti. Immaginate che danno di consenso per la destra.

Altro che spauracchio. Berlusconi non è “l’ussaro sul tetto” del romanzo di Jean Giono ma, più banalmente, il parafulmine di Renzi piazzato sul cielo di Palazzo Chigi. Male ha fatto il vecchio leone di Arcore a non levarsi indignato per urlare la sua estraneità alla congiura di palazzo. Perché non ha denunciato lui per primo l’ignobile tranello? Il suo flebile “non c’entro” non ha aiutato la causa sua e quella del centrodestra. Se si continua di questo passo Forza Italia rischia di morire d’inedia renziana. Ci domandiamo, con crescente sconforto, se non sia proprio questo che in fondo si desideri.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09