Il Premier Renzi,   la Troika e il... nulla

Non è un segno di forza la minaccia lanciata da Matteo Renzi alla minoranza del Partito Democratico di andare ad elezioni anticipate a maggio in caso di nuovi colpi di mano contro la rapida approvazione dell’Italicum. Ed è un segno di forte debolezza l’aver anticipato che in caso di voto a maggio si presenterà di fronte agli elettori sbandierando lo slogan “o me o la troika”. Chi si sente così potente da poter lasciare intendere di avere nelle proprie mani le sorti della legislatura e quelle di chi lo contesta non ha bisogno di mostrare i muscoli e di battere i pugni sul petto come un gorilla prima del combattimento. I forti ed i potenti non sbraitano, agiscono. Se gridano e si agitano vuol dire che vogliono spaventare i loro avversari nel timore di uscire soccombenti da una eventuale scontro.

Che Renzi voglia intimidire i suoi contestatori interni è fuor di dubbio. E che lo voglia fare facendo balenare loro la minaccia di non inserirli nelle liste e di tagliarli fuori dal nuovo Parlamento è ancora più evidente. Ma è proprio l’enfasi con cui muove questa minaccia ad alimentare il sospetto che quella del Premier sia una pistola scarica. Perché è vero che in qualità di segretario e di padre-padrone del Pd Renzi può selezionare a proprio piacimento (come ha fatto a suo tempo Pier Luigi Bersani) le candidature. Ma non è affatto scontato che in caso di scontro definitivo con la minoranza e con le opposizioni il sistema elettorale sia quello che ha consentito a suo tempo a Bersani di plasmare i gruppi parlamentari a propria immagine e somiglianza. Il Porcellum, infatti, non c’è più. E non è affatto detto, altra minaccia di Renzi, che se mai l’Italicum non dovesse essere approvato, il sistema con cui andare a votare diventerebbe il Mattarellum, cioè il sistema che consentirebbe al segretario di paracadutare i suoi fedeli nei collegi sicuri e spedire gli avversari in quelli persi in partenza.

La forzatura del Premier, infatti, non provoca solo l’irrigidimento della minoranza Pd ma costringe anche gli altri partiti della coalizione di governo a mettersi di traverso per mandare all’aria il progetto renziano. Il Nuovo Centrodestra e gli altri partiti minori non hanno alcun interesse a ripiegare sul Mattarellum in caso di naufragio dell’Italicum. Puntano, semmai, sulla legge elettorale riformata dalla Corte Costituzionale che reintroduce di fatto il proporzionale puro. E su questa posizione può sperare di ottenere il sostegno anche di tutte le forze d’opposizione, da Forza Italia in testa, che in caso di rottura del patto del Nazareno si troverebbe costretta a badare ai propri interessi e non a quelli di una intesa ormai fallita.

Sul Consultellum, in sostanza, si potrebbe determinare una larga convergenza di forze diverse, compreso il Movimento 5 Stelle e Sel. E soprattutto, compresa quella minoranza Pd che per non essere asfaltata dal segretario potrebbe approfittare del sistema proporzionale per uscire dal partito e dare vita ad una propria formazione politica. Renzi pensa di esorcizzare un pericolo del genere lanciando al paese l’alternativa “o io o la troika”? Se lo crede sul serio compie un errore clamoroso. Perché l’“io” che pone in alternativa alla “Troika” europea non è più il soggetto che aveva acceso le speranze del quaranta per cento dei votanti alle elezioni europee. È un soggetto che ha deluso talmente l’opinione pubblica del Paese da spingerla a meditare che in caso di disperazione possa essere meglio la “Troika” che il nulla!

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:29