
Si vede che Matteo Renzi non ha letto come si dovrebbe “I promessi sposi”. Se lo avesse fatto avrebbe appreso da Alessandro Manzoni che leggi e “grida” non servono a nulla quando una società è in crisi di idee e di valori e vive in una fase di declino. In compenso il Premier ha appreso alla perfezione l’insegnamento dei politici demagoghi, che per restare perennemente a galla non esitano mai a cavalcare le diverse onde emozionali che colpiscono, spesso in maniera contraddittoria, i propri concittadini.
Ora l’onda si dirige contro la categoria dei magistrati accusati di avere eccessivi privilegi? Ecco che il Premier lancia la campagna per la riduzione delle ferie dei giudici e dei pm fregandosi le mani per aver soddisfatto, con un provvedimento che non serve a nulla ma è di grande effetto comunicativo, la richiesta del popolo più ingenuo. Ora l’onda si scaglia contro la corruzione emersa dallo scandalo di Mafia-Capitale chiedendo atti concreti contro il malaffare che impesta il Paese? Ecco che il Premier recita un proclama in cui annuncia perentorio che aumenterà le pene ed allungherà i tempi di prescrizione per reati che per essere effettivamente eliminati andrebbero combattuti non con il carcere ma con riforme effettive.
Questo governare secondo l’onda emotiva del momento produce sicuramente consenso a breve, ma è fatto apposta per portare progressivamente il Paese sull’orlo del baratro. Perché serve soltanto ad eludere i problemi ed a rinviare all’infinito la loro soluzione. E perché finisce solo con il mascherare agli occhi dell’opinione pubblica del Paese di essere finita nelle mani di un leader e di un gruppo dirigente che non hanno la più pallida idea di come affrontare le questioni reali che affliggono la società italiana.
La lezione manzoniana insegna che più le “grida” sono numerose più sono inefficaci e più sono alte più stanno a significare che chi le emette non è in grado di farle applicare. Renzi, sul tema della lotta alla corruzione, fino ad ora si è comportato come e peggio di un qualsiasi governatore spagnolo. Ha istituito con grande enfasi un’autorità contro la corruzione affidandola ad un magistrato di grande visibilità mediatica come Raffaele Cantone senza però attribuirgli quelle competenze da Super-Procura nazionale che le sarebbero servite per essere realmente efficace. E ora minaccia più carcere e processi più lunghi con annesse più carcerazioni preventive dimenticando che gli istituti di pena traboccano di detenuti e, soprattutto, che per ridurre la corruzione in Italia non c’è altra strada che ridurre drasticamente i centri di spesa delle nostre amministrazioni locali.
Renzi, naturalmente, non ignora affatto che per frenare veramente la corruzione non si deve far altro che procedere celermente ad una riforma radicale delle autonomie locali. Fino a quando queste ultime, dalle Regioni fino al più minuscolo dei Comuni, avranno facoltà di spesa infinita ed incontrollabile la corruzione sarà endemica e inarrestabile. Ma il Premier sa anche che il sistema trasformato in fabbrica del malaffare è la struttura portante della propria parte politica, che si è sempre alimentata vivendo in simbiosi con le amministrazioni locali e facendo di tutto per moltiplicarle per meglio utilizzarle.
Per questo è facile prevedere che alle “grida” inutili non seguiranno riforme concrete. E che, anzi, come già da qualche parte si propone, per limitare la corruzione nel terzo settore si creerà una bella Authority zeppa di raccomandati e guidata da qualche personaggio noto con il compito di fingere di controllare ciò che invece andrebbe riformato!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:21