A Roma Renzi e il Pd si giocano il futuro

La legge e la logica vorrebbero che lo scandalo di Mafia-Capitale portasse al commissariamento del Campidoglio ed alle successive elezioni per rinnovare il Consiglio. Per molto meno di quanto è emerso a Roma altri consigli comunali sono stati commissariati. E se le infiltrazioni considerate di stampo mafioso sono causa di azzeramento delle amministrazioni sul territorio nazionale non si capisce per quale bizzarra ragione questa regola non debba valere per la Capitale che è il simbolo stesso del paese nel mondo.

E' facile prevedere, però, che legge e logica non saranno applicate. I vertici del Pd, Matteo Renzi in testa, temono che le elezioni anticipate a Roma si trasformino in un disastro completo per il partito. E poiché il Ministro dell'Interno Angelino Alfano non può permettersi di mettersi di traverso alle decisioni del Premier , si può tranquillamente concludere che non ci sarà alcun commissariamento del Campidoglio, che Ignazio Marino, il sindaco inadeguato, rimarrà al suo posto e che tutto si risolverà facendo volare qualche straccio di poco peso nel Pd romano e trasformando lo scandalo-iceberg della speculazione all'ombra dell'accoglienza e del buonismo in una puntata aggiuntiva del serial sulla banda della Magliana.

Renzi ed il Pd sono convinti che questa sia la strada meno pericolosa da seguire. Perché, grazie anche al sostegno di una stampa scandalosamente allineata, consente loro di evitare una scontata sconfitta elettorale. E , soprattutto, di non toccare in alcun modo il sistema di interessi e di potere che la sinistra ha costruito nei decenni sfruttando il volontariato assistito dalla stato ( si parla di oltre quattro milioni di persone) impegnato nell'accoglienza e nella cosiddetta solidarietà.

Ma il loro è un calcolo totalmente sbagliato. Perché evitare un voto negativo e conservare un sistema profondamente inquinato può assicurare un vantaggio a breve ma rischia di aumentare quel processo di logoramento e di delegittimazione di cui il Premier ed il suo partito hanno incominciato a verificare i pesanti effetti.

Lasciare Marino al suo posto ed incaricare Orfini di liquidare qualche compromesso di poco peso è il modo migliore e più sicuro di preparare il terreno al futuro azzeramento sia del sindaco marziano che dell'intero Pd romano. Le elezioni che si evitano adesso dovranno essere comunque celebrate alla scadenza naturale. Ed al momento della verifica popolare i nodi irrisolti arriveranno al pettine con una inevitabile conseguenza sulla tenuta nazionale sia del Premier che del maggior partito della sinistra.

A Roma, in altri termini, il Pd si gioca il proprio futuro. Perché , a dispetto della stampa conformista ed asservita, l'opinione pubblica si è perfettamente resa conto che lo scandalo denunciato dalla magistratura non è la coda terminale della storia intrecciata di “ neri” e criminali della Magliana. E' la spia della ragione vera e più profonda di quella crisi che grava pesantemente e drammaticamente sulle spalle dei cittadini. Cioè è la fotografia dei guasti provocati da un sistema burocratico-assistenziale diventato elefantiaco che vive asciugando le risorse dei cittadini a beneficio di ristrette caste di privilegiati. Questa consapevolezza è destinata a diventare rabbia. E la rabbia , al momento del voto, è destinata a tradursi nella cacciata delle caste degli sfruttatori!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:28