
Sic transit gloria mundi. La narrazione del fantastico mondo renziano è finita sepolta sotto una valanga di fango. Piove, governo ladro. Oggi è Genova la metafora dell’Italia peggiore. Quella che tanto chiacchiera e nulla stringe. Ai compagni del Pd non piace che gli si ricordino le responsabilità amministrative nel governo dei tanti municipi italiani. Genova, non dimentichiamolo, da tempo immemore è nelle mani della sinistra. Ora, se la città soffoca sotto il peso di un piano edilizio sbagliato non ce la si può prendere col Padreterno. In questi casi le colpe hanno sempre un nome e cognome.
Dov’erano le anime belle dell’ambientalismo militante quando si costruivano palazzi sul letto sepolto del torrente Ferreggiano? La storia del dissesto idrogeologico della città è di una semplicità disarmante. Nel tempo, i letti dei due principali fiumi che attraversano la città dal nord verso il mare sono stati ristretti per dare spazio all’urbanizzazione. E’ ovvio che quando viene giù una massa d’acqua enorme, gli argini non tengano e una parte del centro finisca sommersa. Il Bisagno, poi, ha perso la sua foce naturale. Dopo aver oltrepassato la ferrovia, il letto del fiume scompare alla vista per rispuntare direttamente sulla costa, a ridosso dell’edificio che ospita la Fiera. Quella zona ampia che un tempo preparava il fiume a tuffarsi in mare, oggi è una quartiere popoloso che degli antichi destini reca un vago ricordo nel nome: il quartiere Foce. Per somma imperizia umana neppure quell’orifizio artificiale è stato realizzato a dovere. Succede che quando batte lo scirocco, il mare s’ingrossa e invade il canale di sbocco del Bisagno. Così i malcapitati abitanti di “Foce” devono fare i conti non soltanto con l’acqua che vien giù dal cielo ma anche con quella che sale su dal mare. Bella roba!
Renzi in queste ore si è tenuto lontano dal capoluogo ligure. Forse ha temuto per la sua popolarità. Ha preferito che se la sbrigasse la ministra Pinotti visto che è di quelle parti e lì è tanto amata che, nelle ultime primarie del centrosinistra per la candidatura a sindaco, si classificò terza su tre concorrenti. Una bella prova di fiducia dei suoi concittadini, non c’è che dire. Comunque la gentile signora si è rifatta ricevendo come premio di consolazione il dicastero della Difesa. Eccellente! Chi più di lei in queste ore drammatiche per la città avrebbe potuto mobilitare l’esercito per soccorrere la popolazione in difficoltà? Invece, di uniformi se ne sono viste poche. Tanti sono stati i volontari che si sono messi a scavare a mani nude visto che nessuno ha dato loro guanti e pale. Aridatece er Bertolaso!
Per fortuna che i nostri amati rappresentanti hanno il dono di eccellere nella complicata arte dello scaricabarile. A fronte del disastro di anni di mala gestione, tutti si sono trovati d’accordo nell’individuazione del colpevole. Il fango di Genova dipenderebbe da una sentenza della giustizia amministrativa che tardando avrebbe impedito l’inizio dei lavori previsti, e finanziati, per la messa in sicurezza di una parte del territorio. Vi pare che questa sia una scusa accettabile? E’ comodo dire che è sempre colpa di qualcun altro. E loro cos’hanno fatto per impedire che la situazione si arenasse sulle secche del contenzioso giudiziario? Avrebbero potuto evitarlo scrivendo meglio i bandi di gara per l’assegnazione degli appalti. Non l’hanno fatto. E ora si nascondono tutti dietro la faccia allucinata del sindaco Doria.
Se fosse successo a Napoli quello che è accaduto a Genova si sarebbe gridato allo scandalo. I giornali e i media avrebbero “denunciato” la collusione, nella gestione delle opere pubbliche, tra certa politica corrotta - e di destra - e la malavita organizzata. Oggi il guaio è a casa dei virtuosi del pensiero post comunista. Allora di chi è la colpa? Fuori le responsabilità. La saggezza dei nostri padri ci ha insegnato che il tempo è galantuomo. Arriva sempre il momento in cui si regolano i conti.
Caro Renzi, incomincia a pensare a un’altra storia perché quella che ci hai raccontato finora non regge più. Non sei l’uomo della pioggia e neppure della Provvidenza. Non sei l’avvocato delle cause impossibili. Non fai miracoli. Sei solo un bulletto – a Napoli diremmo un guappo di cartone – che, al primo scroscio d’acqua, se la squaglia con la coda tra le gambe. Se hai un rigurgito di coscienza, vergognati un po’. Fallo per Genova, che senza i tuoi sarebbe certamente migliore. Fallo per gli italiani che iniziano a stancarsi delle tue fandonie.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:20