“Ostruzionismo”: come   la televisione racconta

Non sempre il medium è il messaggio. Non sempre lo slogan del sublime Marshall McLuhan colpisce nel bersaglio che, pure, è di sua invenzione. Non sempre, vorremmo dire, lo spettacolo visto nello specchio è lo specchio stesso. Perché è vero che la tv rispecchia la vita ma non meno vero è che la vita e i suoi soggetti, nel nostro caso i parlamentari grillini e leghisti dell’ostruzionismo, imitano la televisione, soprattutto la cattiva tivù.

Mai come nelle immagini dell’altro giorno in Senato si è confermata questa antica regola. La quale, tra l’altro, ha avuto e ha sia in Silvio Berlusconi prima che in Matteo Renzi adesso, i maestri praticamente irraggiungibili nell’uso di un medium che possiede in sé l’arma micidiale del doppio taglio. L’ostruzionismo parlamentare ha radici storiche, basti pensare a quello attuato nel dopoguerra delle sinistre contro il Patto Atlantico, ma anche ai più recenti nella fase pre-Grillo contraddistinta specialmente dalle tecniche pannelliane affinate dalla vera politica dei diritti civili, per capire che l’arma della guerriglia parlamentare è a doppio taglio appunto, ma taglia il doppio chi la usa. Naturalmente se non ne è capace.

Il caso dei grillini all’assalto di Pietro Grasso è, a modo suo, un manuale, un “bignamino” di come non si deve fare l’ostruzionismo. Che è, ovviamente, uno strumento più che legittimo. Ma destinato a ritornare, infallibile come un boomerang, colpendone il tiratore. Per soprammercato, lo spettacolo che ne offre oggi la tv, aggiunge colpi su colpi misurati, appunto, sull’azione in svolgimento. Proprio perché parlamentare, l’ostruzionismo deve badare al sodo, che non è solo l’obiettivo di annullare l’iniziativa del nemico, ma anche quello di potersi attuare in forme misurate sul messaggio politico, sulla missione che si ha in animo.

Nel caso del Movimento 5 Stelle era proprio il messaggio politico che mancava, non si capiva, si contraddiceva, si perdeva in interventi sconnessi. Perché? Perché cominciava e finiva nello strumento in atto, si consumava nel momento stesso in cui era pronunciato. Era, cioè, fine a se stesso. L’ostruzionismo fine a se stesso è la più impressionante manifestazione della mancanza del substrato politico, tanto più se la tv ne offre non solo la spettacolarità caotica che umilia l’istituzione, ma, al suo interno, i dettagli. Mostrare fogli di carta bianca è un gesto infantile che non raggiunge né stimola lo spettatore ma, al contrario, gli offre l’ennesima dimostrazione di un ribellismo da scuola elementare di stampo regressivo, mentre il dettaglio del senatore che offre trenta centesimi (i trenta denari!) al Presidente del Senato è pura recita parrocchiale, per di più surreale e, diciamocelo, gravemente offensiva di un’istituzione che nulla ha a che fare con quel gesto. I dettagli, ecco. Compreso il volume lanciato contro la Presidenza dai leghisti ai quali storicamente simili imprese non sono ignote, basti pensare al cappio sventolato in Parlamento negli anni del grande terrore giudiziario. E, a proposito di boomerang, osserviamo che quel cappio leghista è diventato, vent’anni dopo, il simbolo di una terribile legge del contrappasso proprio nei loro confronti.

Il fatto è che troppo spesso e troppo volentieri la ditta “Grillo & Casaleggio” ricorre all’ostruzionismo anche per via di una sotterranea crisi che la percorre e dunque si tenta il ricompattamento ritornando alle tecniche dell’assalto all’arma bianca, alla guerriglia parlamentare. Che è, invece, un’arma da usare “cum juicio”, con parsimonia, con intelligenza selettiva. E sapendo che raramente conduce ad un vittoria, anzi, la realizza in pieno ma a favore dell’odiato nemico, in questo caso Renzi. La ragione principale dell’abuso grillino risiede nella ragion d’essere di un movimento che si pone antagonista a tutto e a tutti, che respinge al mittente, chiunque esso sia, ogni proposta di mediazione-collaborazione nella convinzione che “mescolarsi” con gli altri sia in sé un delitto di lesa maestà e, al tempo stesso, una perdita d’identità.

Come se la politica consistesse in una perenne lotta all’avversario-nemico fino alla sua sconfitta e al trionfo del proprio movimento che, tra l’altro, risulta estremamente minoritario rispetto al nemico da battere. Minoritario perché privo di una politica, anzi, della Politica. Donde l’iterazione di spettacoli fondati sulla muscolarità, e di pura visibilità per riempire il set e lo schermo. Col risultato che proprio l’enfatizzazione della televisione ne rivela il “dark side”, direbbe Sigmund Freud, quel lato nascosto che si vuole nascondere: il vuoto. Politico.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:26