
Può accadere che una ragazzina apposti sulla sua pagina Facebook un po’ di parolacce usando un linguaggio non propriamente dantesco. Oggi la comunicazione in tempo reale fa volentieri a meno della sintassi per giungere a colpire il bersaglio. L’importante non è come una pulsione venga espressa ma che si dia notizia della medesima. Non è strano, è la normalità. Bisogna farsene una ragione. Poi, c’è la questione dell’età. Una schiera di esperti sarebbe pronta a giurare che l’adolescenza è il tempo della contestazione. Si è pregiudizialmente “contro”. Contro la famiglia, la scuola, la società.
Tuttavia, se una ragazzina del sud di nome Giulia scrive: “Italia di m***, mi fai schifo”, la cosa fa male. E brucia. Perché quell’adolescente così arrabbiata non c’è l’ha col mondo, ma con alcune ben individuate persone che hanno dato tanto dolore a suo padre Massimiliano Latorre. Lui, fuciliere di marina, da 30 mesi è trattenuto in India, insieme con il marò Salvatore Girone, contro la sua volontà. In queste ore è ricoverato in un ospedale di New Delhi perché è stato colto da un malore grave. Forse un’ischemia celebrale. Molti pensano che quanto accaduto sia diretta conseguenza dello stato di prostrazione per l’immotivata condizione di recluso che egli vive. L’Italia, il suo Paese, quello a cui ha giurato fedeltà, lo ha tradito, preferendo tutelare i forti interessi economici di alcuni imprenditori italiani che hanno delocalizzato lì le loro produzioni, piuttosto che proteggere la sua onorabilità di uomo e di soldato dalle false accuse che gli sono state rivolte dalle autorità indiane.
Da quando è scoppiato il caso della petroliera “Enrica Lexie”, nel febbraio del 2012, ben tre governi si sono alternati alla guida del Paese. Nessuno di questi ha avuto la forza, e neppure la voglia, di prendere di petto la questione imponendo l’immediato rimpatrio dei due militari. Nessuno dei primi ministri italiani ha avuto il coraggio di dire ai propri omologhi indiani che stavano commettendo un abuso inaccettabile contro dei militari che agivano nel quadro di un’attività di prevenzione della pirateria in mare, prevista e regolata da norme e trattati internazionali.
Ai nostri governanti è mancata la voce e, oggi, a Massimiliano Latorre sono mancate le forze. Lui si è comportato da bravo soldato. Sempre attento nelle manifestazioni dei suoi sentimenti, soprattutto con i media. L’unica cosa che ha mostrato è stata quella faccia di bravo ragazzo che lo fa somigliare a un carabiniere di una puntata di “Don Matteo”. Non ha scantonato anche quando i nostri parlamentari hanno preteso che recitassero, lui e Salvatore Girone, la parte delle “scimmiette ammaestrate” nei collegamenti video inscenati a uso della propaganda politica. Ma quante amarezze patite in questi anni. Possiamo solo provare a immaginare il dispiacere provato nell’ascoltare il discorso del presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi,, davanti al parlamento europeo riunito in seduta solenne, il giorno dell’assunzione formale della presidenza di turno dell’Unione europea. Forse Latorre e Girone si aspettavano di essere ricordati in quella sede da uno che quando parla sembra una santabarbara di fuochi d’artificio. Invece neanche una parola. Silenzio assoluto su di loro e sulla loro sorte. Deve essere stato un colpo micidiale ascoltare il ministro degli Esteri, Federica Mogherini che ripete, come un disco rotto, la stessa solfa: “La soluzione della vicenda dei marò è una priorità di questo governo”.
E poi le notizie da casa. I problemi delle famiglie italiane sono infiniti. La famiglia di Massimiliano non fa eccezione. I figli che crescono e hanno bisogno di tutto. Soprattutto hanno bisogno di avere accanto il loro padre. Come se non bastasse ci si è messo anche l’ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini, che li ospita nella sua residenza. Ha piantato una grana che gli è costata una figuraccia in mondovisione per due fili di ferro che i marò avrebbero appeso per asciugare il bucato, compromettendo, a suo dire, irrimediabilmente l’estetica di una staccionata e, con essa, stando al malumore di sua moglie, l’immagine dell’Italia. Tutti dispiaceri che hanno popolato le notti e i giorni di Massimiliano, portandolo al punto di rottura. Volete che una figlia, benché giovane, tutte queste cose non le abbia percepite? Non abbia compreso quanto quei politici senza onore stessero facendo a suo padre?
Non sarà espertissima della vita, Giulia, ma volete che non abbia capito che dietro il precipitarsi del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, a Nuova Delhi non vi sia una sincera apprensione per la salute di suo padre ma soltanto uno spregiudicato calcolo politico? Cosa pensate avrà detto Renzi al suo ministro per affrettarne la partenza per l’India? “Oh, Roberta catapultati là per cercare di mettere una pezza alla situazione, perché se quello lì, il marò, ci muore, qui in Italia succede un casino tale che si salta tutti”.
Giulia con quel suo post crudo, ai limiti dell’insulto, ha fatto la parte del bambino della favola del vestito invisibile del re. Contro una massa osannante per i “miracoli” fasulli del renzismo, la figlia del marò ha sbattuto in faccia a tutti la realtà. Il re è nudo. L’Italia è nuda. Brava Giulia. Sei perdonata per le parolacce e anche per quell’italiano un po’… così.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:22