Papa Francesco e le bombe umanitarie

Dall’“inutile strage” alla “guerra giusta”. Non siamo ancora a questo passaggio, ma il segnale lanciato da Papa Francesco con la sua accorata richiesta di vedere fermata la strage di cristiani in atto nell’Iraq conquistato dagli estremisti islamici può essere considerato un primo passo in questa direzione. Che succederà, infatti, se gli uomini del nuovo califfato respingeranno l’appello del Pontefice Romano e continueranno a portare avanti il loro programma di “pulizia religiosa” a colpi di mitragliatrice e di coltello?

Il Santo a cui Bergoglio ha preso il nome non esitò a recarsi in Medio Oriente per chiedere al Sultano dell’epoca di rinunciare alla guerra santa contro i regni cristiani di Palestina. Ma le parole del Poverello d’Assisi, quelle che rendevano mansueti i lupi, non riuscirono a convincere il nipote del Saladino, Al Kadil, a rinunciare al progetto di espansione dell’Islam in quello che era l’Oriente cristiano dell’epoca. Nel giro di alcune decine di anni il regno cristiano di Gerusalemme venne spazzato via dalla marea montante musulmana, che solo dopo aver eliminato la presenza politica dei cristiani consentì la presenza, in posizione subalterna, di minoranze religiose nella società islamizzata.

Oggi sono proprio i discendenti di quelle minoranza che subiscono le conseguenze dall’avvento del nuovo califfato e che sono oggetto di un vero e proprio genocidio ad opera di chi predica, come nel Medio Evo, la guerra santa contro gli infedeli. Ma se le parole di Francesco d’Assisi non convinsero gli estremisti islamici del passato è pensabile che quelle di Papa Francesco possano avere effetto sugli estremisti islamici del presente? E quando si prenderà coscienza che la campagna di sterminio dei cristiani è il frutto di un lucido disegno di conquista basato proprio sulla “pulizia religiosa”, in quale modo la Chiesa di Roma penserà di salvare la vita dei propri fedeli?

Nessuno, ovviamente, ipotizza una qualche reazione all’insegna del “Deus vult” e del ritorno alle crociate. Fino al secolo scorso la Chiesa non aveva alcuna difficoltà a rispolverare lo spirito di Lepanto ogni qual volta il diritto alla vita ed alla fede delle proprie comunità veniva messo in gioco dalle aggressioni dei nemici della Croce. La storia insegna che per le gerarchie vaticane le “stragi” erano “inutili” solo quando non servivano alla sopravvivenza del popolo di Dio. Ma nel frattempo anche il mondo cattolico ed i suoi massimi vertici si sono convertiti all’umanitarismo politicamente corretto. Per i cattolici, ad esempio, l’autodifesa di Israele a Gaza rimane sempre una “inutile strage”. Ne consegue che non ci sarà nessun appello alla “guerra giusta”, solo richieste di sostegno umanitario alle popolazioni in fuga dalla furia delle milizie del Califfato. E, magari, una qualche pressione sottotraccia nei confronti della comunità occidentale per mettere insieme ragioni politiche e ragioni religiose e convincere gli Stati Uniti a bombardare, ovviamente per ragioni umanitarie, gli estremisti islamici che sgozzano i cristiani senza vergognarsi di proclamare la loro guerra santa.

Non c’è alcun intento polemico in questa previsione. Semmai la semplice consapevolezza di quanto possa essere difficile passare dal pacifismo segnato dal terzomondismo antioccidentale alla legittima difesa. Ma una domanda è d’obbligo. Perché mai si è aspettato che il genocidio e la pulizia religiosa dilagassero prima di aprire gli occhi? E perché a Gaza vale la “inutile strage” ed a Mosul le “bombe umanitarie”?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:20