
Da Uomo della Provvidenza a Cinico Fanfarone. I punti di partenza della parabola di Matteo Renzi sembrano così segnati. Partito come il demiurgo in grado di risolvere tutti i problemi accumulati da decenni nel Paese grazie al proprio attivismo giovanile ed alla propria capacità di comunicare, l’attuale presidente del Consiglio nonché segretario del Partito democratico sembra destinato a diventare l’Uomo della Grande Delusione a causa della evidente incapacità di affrontare e risolvere i nodi reali della crisi che colpisce la società italiana.
Questa traiettoria dall’altare alla polvere non dipende dall’errore di aver anteposto le riforme istituzionali a quelle sul lavoro, sull’economia e sulla giustizia. Chi sostiene questa tesi è in realtà convinto che Renzi sia ancora un Uomo della Provvidenza e che basti fargli comprendere l’ingenuità di aver preferito affrontare la riforma costituzionale e quella elettorale al taglio delle tasse, alla liberalizzazione del lavoro ed alla revisione della giustizia giustizialista, per riportarlo sulla retta via e fargli compiere il miracolo della salvezza del Paese.
Purtroppo, però, l’errore non è stato di Renzi nell’anteporre la riforma del Senato a quella del lavoro. È stato di chi ha creduto che questo fosse un errore di ingenuità del Premier e non ha compreso che l’Uomo della Provvidenza ha rivelato tutto il suo cinismo puntando a riformare preventivamente le istituzioni per rafforzare il proprio potere e ha mostrato di essere un fanfarone promettendo di realizzare in futuro le riforme più urgenti nella consapevolezza di non volerle o di non saperle fare.
L’approccio corretto a Renzi, dunque, non può essere quello di assicurargli ancora credito e considerarlo l’ultima spiaggia in alternativa al disastro. Il suo fallimento è ormai evidente. Ed è ormai chiaro che al momento in cui si sarà sbarazzato di un Senato che non controlla ed avrà realizzato una nuova legge elettorale a lui favorevole, andrà ad elezioni anticipate per eliminare gli oppositori interni ed esterni rinviando le riforme necessarie a tempo indeterminato. Un approccio del genere non implica automaticamente un’opposizione preconcetta. Serve solo ad avere una visione fattuale dei prossimi sviluppi politici ed a mettere in conto che l’obiettivo renziano di elezioni anticipate a breve (cioè nella primavera del prossimo anno) non va incontro solo agli interessi personali del premier, ma diventa anche un passaggio indispensabile per far uscire il Paese dalla crisi.
Accelerare i tempi della riforma elettorale, in sostanza, non significa favorire i disegni di Renzi ma, più semplicemente, accelerare il passaggio da uomo della Provvidenza a Uomo della Delusione, contraendo al massimo i tempi di avvio delle riforme utili e non strumentali. Si tratta, allora, di non farsi illusioni sulla possibilità che Renzi possa dare un qualche contributo alla soluzione dei problemi reali, ma di prepararsi al momento della verifica elettorale predisponendo le condizioni per dare vita ad una alternativa credibile alla delusione del Cinico Fanfarone.
Questa alternativa non può essere rappresentata da Beppe Grillo e dal suo partito di indignati incompetenti. Ma deve passare dal ricompattamento di un centrodestra finalmente più maturo e interprete di un solido progetto di cambiamento da far finalmente partire dopo la fine delle illusioni.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:27