Il colpo a Vendola si ripercuote su Alfano

Lo smottamento di parlamentari da Sel e Scelta Civica verso il Partito Democratico di Matteo Renzi è la conseguenza naturale del risultato delle ultime elezioni europee. Dopo aver preso i voti di parte dei vendoliani e della quasi totalità degli ex montiani, il Premier prende anche i deputati ed i senatori dei due partiti destinati a confluire nella maggiore forza politica della sinistra.

Sul piano numerico il fenomeno costituisce indiscutibilmente un rafforzamento personale del Presidente del Consiglio e della sua maggioranza. Ora Renzi, grazie al sostegno degli scissionisti di Sel a cui si aggiungono i fuoriusciti del Movimento Cinque Stelle, può affrontare con maggiore tranquillità le difficoltà provocate dagli oppositori interni del Pd, quelli che continuano a fare capo a Bersani e D’Alema e non si sono ancora affrettati a salire sul carro del vincitore. Ma sul piano politico non è detto che all’aumento dei numeri corrisponda un identico aumento della solidità della maggioranza di Governo.

L’ingresso in maggioranza degli ex vendoliani e dei dissidenti grillini provoca uno sbilanciamento a sinistra dell’asse governativo. Rende sempre meno determinante il peso del Nuovo Centrodestra e di quelle componenti centriste come l’Udc di Casini ed i Popolari di Mauro, che dopo la rottura delle larghe intese avevano dato vita alla piccola intesa. E rende sempre più difficile a queste forze politiche di continuare a sostenere un Esecutivo divenuto, di fatto, un monocolore di sinistra.

Fino a l’altro ieri Angelino Alfano ed i suoi amici di cordata potevano immaginare di poter rimanere all’interno della coalizione di Governo fino alla scadenza naturale della legislatura. Bastava loro rivendicare di essere determinanti per la continuità dell’azione governativa e per il programma di riforme. Ma ora che questo loro ruolo viene annullato dalla presenza di mezzo Sel e degli scissionisti grillini e l’asse governativo si sposta a sinistra, la loro giustificazione politica cade. E si trovano costretti a considerare che più va avanti la loro partecipazione ad una maggioranza in cui svolgono la sola funzione della classica foglia di fico, più si allontanano dai propri elettori rischiando di fare la fine non solo di Gianfranco Fini ma anche quella di Mario Monti.

La scissione subita da Nichi Vendola, in altri termini, costituisce una ferita profonda e forse mortale per Alfano. Da adesso in poi la presenza del Nuovo Centrodestra e di parte dei centristi nella maggioranza e nel Governo diventa sempre più rischiosa e gravida di conseguenze negative. Soprattutto se nel versante del centrodestra si riuscirà a determinare un processo di riaggregazione e la possibilità di ridare vita ad una area moderata in grado di competere con la sinistra diventerà un’ipotesi concreta.

Ma quanto tempo hanno gli alfaniani e gli altri centristi per sciogliersi da un abbraccio con la sinistra che rischia di soffocarli e portarli all’estinzione? La risposta è semplice. Fino alla fine del semestre di Presidenza italiana della Ue, cioè fino alla fine del 2014, possono continuare a rimanere abbarbicati alle poltrone governative. Ma all’inizio del prossimo anno dovranno necessariamente incominciare a preparare lo sganciamento. Per non ritrovarsi senza una valida ragione politica di esistenza e senza più elettori su cui fare affidamento.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:28