Complotto del 2011, doppia commissione

Una Commissione d’inchiesta del Parlamento italiano ed una Commissione d’inchiesta del Parlamento Europeo. Per fare luce sulle vicende che si svilupparono nell’estate e nell’autunno del 2011 e che portarono alla sostituzione del Governo di Silvio Berlusconi con il Governo tecnico di Mario Monti non basta una sola commissione. Quella che il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha chiesto all’Assemblea di Montecitorio di istituire per indagare, con poteri analoghi a quelli della magistratura, su quella oscura pagina della nostra storia.

È necessario che un’analoga richiesta venga presentata al Parlamento Europeo per ottenere che anche l’Assemblea di Strasburgo e di Bruxelles attribuisca ad un apposito organismo parlamentare il compito (ed i poteri) per accertare la verità su una vicenda che rischia di minare alla base le istituzioni dell’Unione Europea.

L’esigenza di verità su ciò che per sintesi giornalistica viene indicato come il “complotto del 2011” non riguarda solo le rivelazioni dell’ex Premier spagnolo Zapatero e dall’ex segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner, le ricostruzioni di Alain Friedman e di Renato Brunetta e le ammissioni di Bini Smaghi e dello stesso Mario Monti. Su queste rivelazioni è giusto che indaghi non solo la magistratura ma anche il Parlamento italiano, per scoprire se pressioni esterne e collusioni interne abbiano compiuto reati ai danni dei diritti politici dei cittadini e degli organi costituzionali.

Ma accanto a questo aspetto che riguarda il terreno della giustizia nazionale c’è un secondo aspetto a cui nessuno ha dato particolare importanza ma che, proprio all’indomani del voto europeo ed alla vigilia del semestre italiano di presidenza Ue, appare addirittura più importante e significativo del primo. La scorsa settimana il commissario Ue al Lavoro ed agli Affari sociali, László Andor, ha affermato che nel 2011 “i Governi di Grecia ed Italia sono stati sostituiti con Governi tecnici dato che quelli eletti erano incapaci o non volevano mettere in atto l’anticipazione del consolidamento del bilancio”. Da Bruxelles fonti ufficiose hanno subito cercato di minimizzare sostenendo che il commissario Andor ha solo compiuto una ricostruzione storica. Ma a parte ogni considerazione sull’errore di una ricostruzione che non tiene conto di come il Governo Berlusconi fosse corso ai ripari, appare indispensabile sapere chi nella Ue abbia voluto la sostituzione dei Governi eletti dell’Italia e della Grecia con degli Esecutivi tecnici. E, soprattutto, se la sostituzione di Governi dei singoli Stati europei su richiesta, pressione e manovre di altri Governi europei o di altre autorità sovranazionali sia prevista o meno dai Trattati che hanno fondato e regolano i rapporti tra gli Stati all’interno dell’Unione.

Esiste il fondato sospetto, acceso dalle ormai note rivelazioni di personaggi autorevoli ed alimentato dalle parole del commissario Andor, che l’ormai famoso complotto del 2011 non sia stato solo una forzatura italiana per sostituire il Governo voluto dalla maggioranza degli italiani con un Governo gradito a poteri esterni al Paese. Ma sia stato anche e soprattutto un atto di violenza e di rottura dei patti fondativi dell’Ue. E, quindi, un precedente fin troppo inquietante e significativo per il presente ed il futuro dell’Unione Europea. Non esiste alcuna norma dei Trattati in cui si preveda la possibilità di “sostituire” Governi democraticamente eletti.

Se, dunque, queste “sostituzioni” sono avvenute (nel caso della Grecia è stata addirittura imposta la ripetizione delle elezioni), i patti fondativi dell’Ue sono stati infranti. E si è dato vita a dei precedenti che potrebbero essere facilmente ripetuti ai danni dei Paesi più deboli ogni volta in cui i Paesi più forti ne ravvisassero la necessità. Serve la verità. Non per colpire l’Europa, ma per salvarla!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:29