La quota quaranta del Pd renziano

Per adeguare gli equilibri politici presenti nell’attuale Parlamento italiano alle novità emerse dal voto europeo, non ci sono che due strade. Quella delle elezioni anticipate e quella della scomposizione e ricomposizione dei gruppi parlamentari presenti attualmente a Montecitorio ed a Palazzo Madama.

Ma la prima strada è al momento impercorribile per una serie di ragioni che vanno dall’ostilità del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad un’interruzione anticipata della legislatura, anche a causa del semestre italiano di Presidenza Ue, all’esigenza di tutti i partiti di far fermare le bocce agitate dalla campagna elettorale e non compiere scelte affrettate e controproducenti.

Forse più per necessità che per convinzione, quindi, Matteo Renzi sembra aver scelto la seconda strada per far adeguare gli equilibri parlamentari a quelli politici espressi dal voto di domenica scorsa. E pare intenzionato a trasformare il partito, che con Pierluigi Bersani aveva superato di poco il 26 per cento, nel partito che con lui ha scavalcato la quota quaranta, aprendo le porte agli esponenti di tutte quelle forze che alle elezioni europee hanno perso la gran parte dei propri elettori a beneficio del Partito Democratico. La prima di queste forze è rappresentata dagli orfani di Mario Monti al momento presenti in quella Scelta Civica che nelle urne per Strasburgo si è quasi totalmente travasata nel partito del Premier. La seconda è quella parte di Sel che, sempre nel voto di domenica, ha fornito una prova lampante della propria intenzione di scendere al più presto dal carro ormai esaurito e perdente di Vendola per saltare su quello del vincitore Renzi. La terza è quella degli scissionisti del Movimento Cinque Stelle, pronti a seguire il ritorno alla vecchia casa madre del partito egemone della sinistra compiuto da una parte dei propri elettori. E, infine, la quarta ancora nascosta e forse inconsapevole, quella rappresentata dai professionisti della politica presenti nel Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano alla disperata ricerca di un approdo sicuro dopo il sostanziale fallimento della scissione dal Popolo della Libertà.

Questa operazione, che dovrebbe portare la presenza parlamentare del Pd al livello della quota quaranta espressa dal voto europeo, non è immediata. Scelta Civica, che di fatto già da tempo opera come un’appendice passiva del partito del Premier, deve compiere una serie di passaggi formali e di maturazione prima di confluire ed annullarsi nel Pd. Lo stesso vale per quegli esponenti di Sel che considerano Vendola un leader ormai sgonfiato e quei parlamentari del Ncd che si preoccupano per tempo di garantirsi una candidatura per la legislatura che verrà. A breve solo gli ex grillini potrebbero convertirsi in maniera rapida ed ufficiale al renzismo trionfante.

Ma la forma seguirà un contenuto che nei fatti già esiste. Le forze che aspettano di formalizzare il loro ingresso nel Pd possono tranquillamente essere già considerate componenti organiche del partito del Premier. Il ché per un verso stabilizza il quadro politico, consentendo a Renzi di superare più agevolmente gli ostacoli posti nei mesi scorsi dalla minoranza interna. Ma per l’altro espone il partito che cannibalizza i propri alleati al rischio di squagliarsi come la neve al sole se la quota quaranta non avrà prodotto risultati concreti sul terreno delle riforme e della ripresa economica.

Per Renzi, allora, la strada si fa paradossalmente più difficile proprio nel momento cui sembra più spianata. Una strada che per essere proficua non può non passare attraverso il gioco di sponda con l’opposizione responsabile di Silvio Berlusconi. E portare a cambiamenti reali e profondi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:29