Strana speculazione,   elezioni e complotto

Anche lo spread è entrato nella campagna elettorale. È bastato un rialzo dell’indice del differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi per svegliare dal letargo personaggi come Mario Monti e far gridare al pericolo di nuovi attacchi speculativi al nostro Paese a causa di un risultato del voto del 25 maggio favorevole ai cosiddetti partiti populisti.

In realtà c’è una contraddizione di fondo in queste preoccupazioni espresse da chi sostiene che la crisi economica e politica del 2011, quella che portò alla sostituzione del Governo Berlusconi con il Governo Monti, fu il frutto dell’instabilità del nostro Paese e non di un ipotetico complotto franco-tedesco. La contraddizione è rappresentata dalla circostanza che mentre i dati economici italiani del momento sono decisamente peggiori di quelli del 2011, l’instabilità politica è praticamente la stessa visto che le prospettive di sopravvivenza del Governo Renzi sono ridotte come quelle che aveva a maggio del 2011 il Governo Berlusconi. Lo spread di oggi ha subìto un lieve rialzo, avvicinandosi a quella quota 200 che è ben distante dalla quota 500 superata a suo tempo.

La contraddizione, in sostanza, è che a dispetto dei dati economici e politici da cui sarebbe giustificata, la speculazione internazionale rimane quieta e tranquilla. Al massimo manda qualche segnale di nervosismo, ma senza partire all’attacco. È anomala la situazione di oggi oppure fu anomala quella dell’estate e dell’autunno del 2011? Poter sciogliere il dilemma non è una curiosità di poco conto. Sapere se l’anomalia è quella odierna o quella del passato equivale a scoprire la vera causa della crisi del 2011. Si trattò di un obiettivo politico perseguito da soggetti esterni al nostro Paese? Cioè della sostituzione di un Governo democraticamente eletto ma poco gradito con un altro di diverso segno politico e più gradito?

Va chiarito, in sostanza, quale sia il grado di sovranità nazionale del nostro Paese, cioè di quali diritti politici continuino a godere i cittadini italiani se soggetti esterni alla società nazionale possono decidere la sorte dei governi scavalcando la volontà democraticamente espressa dagli elettori. Nessuno, ovviamente, contesta l’inevitabile riduzione della sovranità nazionale connessa con il processo di integrazione europea, con la partecipazione all’eurozona e con la globalizzazione dei fenomeni economici e finanziari. Ma anche mettendo in conto l’Unione Europea, l’euro e la globalizzazione, le questioni su cui fare luce sono molte. E riguardano non solo il livello di questa riduzione di sovranità nazionale, ma soprattutto la trasparenza e la correttezza democratica con cui è avvenuto ed avviene il trasferimento di parte di sovranità nazionale a soggetti provvisti di sovranità sovranazionale. Quali sono, poi, questi soggetti?

Non è indifferente, ad esempio, sapere se questa sovranità sia stata trasmessa al Parlamento Europeo ed alle istituzioni dell’Ue oppure ad alcuni governi nazionali o, addirittura, ad alcuni banchieri centrali del Nord Europa. Ed è ancora meno indifferente mettere una volta per tutte in chiaro se l’adesione all’euro abbia comportato la trasformazione del processo d’integrazione europea in un processo di colonizzazione dei Paesi più deboli a vantaggio di quelli più forti. Di qui l’iniziativa del Tribunale Dreyfus di presentare una denuncia contro ignoti alla Procura della Repubblica di Roma per sapere il fondamento o meno delle rivelazioni americane sul presunto complotto del 2011.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:27