La parola d’ordine è: “azzittire Berlusconi”

La parola d’ordine sembra essere quella di “azzittire Berlusconi”. Per impedirgli di effettuare il solito recupero di consensi che riesce a realizzare in ogni campagna elettorale e per poter finalmente dimostrare, voti alla mano, che il suo ciclo politico è effettivamente concluso.

Ma come si fa ad azzittire Berlusconi che si è buttato a capofitto in campagna elettorale partecipando da protagonista ad ogni possibile trasmissione televisiva e chiedendo ai giudici di sorveglianza di poter essere presente ad alcuni dei principali comizi di piazza organizzati da Forza Italia? La risposta l’ha fornita il sito di Magistratura Democratica, la corrente di sinistra nata a suo tempo teorizzando la via giudiziaria alla conquista dello Stato borghese, che ha pubblicato un intervento del proprio direttore Beniamino Deidda in cui è stato duramente criticato l’affidamento ai servizi sociali per il leader del centrodestra (“quattro ore settimanali ad intrattenere i vecchini”) e si è rilevato che sarebbe stato molto più opportuno un provvedimento più severo e restrittivo.

L’intervento di Magistratura Democratica ha di fatto dettato la linea per applicare l’imperativo di azzittire Berlusconi. E subito è partita l’operazione tesa a mettere il bavaglio al Cavaliere in campagna elettorale con una adeguata stretta di vite sulla sua condanna ai servizi sociali. L’organo ufficiale della Procura di Milano, cioè il Corriere della Sera, ha preannunciato che la stessa Procura darà parere negativo alla richiesta di Berlusconi ai giudici di sorveglianza di poter partecipare ai comizi di Forza Italia. E lo stesso organo ufficiale ha informato minacciosamente che i magistrati milanesi stanno attentamente valutando le affermazioni rilasciate da Berlusconi nelle sue prime uscite televisive, nella chiara intenzione di trovare le motivazioni adatte per revocare il beneficio dell’affidamento ai servizi sociali e relegare il “condannato” agli arresti domiciliari.

Pare che ogni frase pronunciata dal Cavaliere sia stata esaminata attentamente per valutare se il limite delle “dichiarazioni offensive nei confronti della magistratura” sia stato superato o se le parole di Berlusconi siano fuoriuscite “dall’ambito delle regole della civile convivenza, del decoro e del rispetto delle istituzioni”. E una particolare attenzione è stata data alle critiche che nelle sue prime apparizioni televisive il leader di Forza Italia ha rivolto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Aver sostenuto che Napolitano abbia messo lo zampino nella prima scissione di Gianfranco Fini , nella defenestrazione da Palazzo Chigi in favore di Mario Monti e nella seconda scissione di Angelino Alfano costituisce un oltraggio alle istituzioni? E aver commentato con la battuta “profondo rosso” la fotografia del capo dello Stato rappresenta un atto di dileggio e di diffamazione del primo cittadino della Repubblica?

Il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, ha voluto far sentire la propria voce sulla questione rilevando che “chi pensa di fare campagna elettorale usando il Presidente della Repubblica scherza con il fuoco”. E il suo intervento, ispirato al motto mussoliniano “chi tocca la Milizia avrà del piombo”, sembra avere chiuso il cerchio aperto dalla sortita di Magistratura Democratica. Per azzittire Berlusconi in campagna elettorale ed impedirgli di raccontare la sua versione della storia patria degli ultimi anni e di ricordare la storia politica dell’inquilino del Quirinale, in sostanza, si userà ancora una volta lo strumento giudiziario. Confermando negli elettori del centrodestra che contro la persecuzione non c’è che un modo: il voto!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:29