
Nei suoi ultimi editoriali, il direttore Arturo Diaconale indica nella “malagiustizia” una delle principali cause della crisi del sistema democratico italiano e della paralisi strutturale del nostro Paese. Mentre il “caso Berlusconi” è la rappresentazione storica dell’uso ideologico e strumentale della via giudiziaria per la conquista del potere, milioni e milioni di cittadini italiani subiscono irreparabili danni dal cattivo funzionamento della giustizia penale, civile e fiscale, nell’indifferenza delle Istituzioni e nel disinteresse colpevole del mondo della politica e della cultura.
La dimostrazione clamorosa viene dai sondaggi, che indicano attorno al 20% il consenso che otterrebbe un partito che avesse come obiettivo principale la lotta alla “malagiustizia”. Arturo Diaconale, inoltre, analizzando alcuni aspetti dello scenario politico che si andrà a disegnare con l’interdizione dai pubblici uffici confermata dalla Cassazione nei confronti di Silvio Berlusconi, esamina diverse ipotesi, ma, soprattutto, evidenzia alcuni aspetti fondamentali. La via giudiziaria non determina la fine politica di Berlusconi. Anzi, può diventare una “condanna a vincere”! Il sommarsi sempre più convulso e spettacolare delle sanzioni restrittive nei suoi riguardi potrebbe spingere l’elettorato ad una forte reazione di simpatia. Ma c’è di più. D’ora in poi, la contemporanea esplosione di una serie di misure coercitive della libertà personale del leader del centrodestra, la girandola di condanne derivate dal cumulo spropositato di indagini e di processi contro di lui, l’evidenziarsi della durata dei procedimenti, la sospetta coincidenza delle azioni penali con le campagne elettorali, le costanti violazioni del segreto istruttorio a favore dei giornali appartenenti ai suoi avversari, la violenza e la brutalità dei giustizialisti, potrebbero indurre la maggioranza degli italiani, e non solo, a pensare che Berlusconi sia stato effettivamente vittima di un’aggressione giudiziaria per torbidi scopi politici .
Questo, sottolinea Diaconale, aprirebbe una nuova fase: “il processo ai processatori”. Ha ragione. È possibile. Tutto sembra confermare che nei prossimi mesi gli italiani e la politica dovranno confrontarsi con l’ultima battaglia dell’epopea berlusconiana e con l’azzardata scommessa renziana sulla soluzione della crisi economica e strutturale che sta tormentando l’Italia. In palio il destino dell’intero Paese. Berlusconi “prigioniero politico” e il centrodestra hanno grandi possibilità di vincere in maniera travolgente le prossime elezioni politiche. Berlusconi “perseguitato politico” può rappresentare la vittima-modello di quella malagiustizia penale, civile e fiscale che sta distruggendo la vita e le speranze di milioni di cittadini. Ma la lotta per un “Sistema Giustizia” che garantisca i diritti e le libertà fondamentali della persona deve essere incentrata sui diritti di tutti e sull’equità sociale, deve rendere tutti partecipi e protagonisti, deve difendere e rassicurare.
È indispensabile coinvolgere il mondo della Magistratura con la consapevolezza che la stragrande maggioranza dei magistrati è costituita da persone capaci ed oneste, da donne e uomini che compiono un’immensa mole di lavoro con coscienza e competenza, tra grandi difficoltà ambientali. Molto dipenderà dalle scelte e dai comportamenti del presidente e degli esponenti di Forza Italia. Le lotte intestine nel partito, le esternazioni improvvide e contraddittorie, le ambizioni smodate indeboliscono il centrodestra, indignano e deludono gli italiani. Per due decenni in Italia politici, burocrati, amministratori pubblici, giornalisti, opinionisti, perfino attori, attrici e ballerine hanno fatto vantaggiose carriere schierandosi nelle fila berlusconiane o partecipando ai potenti squadroni antiberlusconiani. Giustizialisti e forcaioli, ipocriti e lecchini, furbi e furbastri, si sono scontrati, azzuffati e arricchiti, nei luoghi del potere e su tutti i canali televisivi, pubblici e privati o difendendo Silvio Berlusconi, il più delle volte male, o attaccandolo, il più delle volte, con grande efficacia.
Gli italiani, impauriti e oppressi dalla violenza fiscale, spaventati dalle difficoltà economiche, preoccupati per il futuro dei propri figli, sono stanchi e disgustati di assistere a questo modo di fare politica, a questo modo di fare carriera, a questo modo di affrontare i drammatici problemi di sopravvivenza quotidiana. Perché si apra sul serio una nuova fase della politica, compreso il “processo ai processatori”, è indispensabile che il centrodestra dimostri di avere idee chiare e concrete per la soluzione della crisi economica e che dimostri di saper affrontare gli avversari dall’alto di contenuti programmatici innovativi e chiari, con stile sobrio e responsabile.
L’Italia ha bisogno di una classe dirigente che, oltre che onesta e capace, sia anche un modello di coerenza politica e morale. Abbiamo tutti necessità di vivere in un Paese dove la politica sia ispirata da nobili principi e vissuta con spirito di servizio. Forse il “caso Berlusconi”, se diventa “caso Italia”, può diventare veramente l’inizio di una benefica svolta “rivoluzionaria” sostenuta e condivisa da tutti i cittadini.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:21