La ripresa dell’Italia abolendo le Regioni

Di benedizioni tante, di soldi nessuno. L’esito dell’incontro con Angela Merkel ha confermato che l’unica speranza di ripresa del nostro Paese passa attraverso l’autofinanziamento. Non ci saranno sforamenti di sorta del limite del tre per cento. Non ci sarà alcuna possibilità di aumentare il debito pubblico per finanziare la crescita.

La sola strada che la Merkel e l’Europa ci concedono è quella della riforme. Che non possono essere finanziate con il sistema dello sforamento del debito, ma che vanno realizzate ricorrendo ai risparmi ed ai tagli della spesa pubblica. Il futuro, in sostanza, passa attraverso la riduzione degli enormi costi della struttura dello Stato burocratico-assistenziale. Solo tagliando la spesa e creando le condizioni per tornare a produrre e ad essere competitivi sul mercato globale si può sperare di invertire la rotta verso il declino e ritornare ad essere un Paese capace di dare speranze ai propri giovani.

Sulla base di questa indicazione si potrebbe concludere che la sorte del Paese dipenda esclusivamente dalla spending review. Sia quella messa a punto dal commissario Cottarelli, sia quella che dovrebbe essere predisposta dal Presidente del Consiglio e dai singoli ministri. Se è così bisogna chiarire fin da adesso che questa sorte è già compromessa. Non perché Cottarelli abbia lavorato male. E neppure perché Renzi ed i suoi ministri non ci mettano idee e buona volontà nel portare avanti l’azione di dimagrimento dei costi eccessivi dello Stato. Il commissario alla spending review ha svolto al meglio il suo compito di trovare i rami secchi da tagliare. Ed il Premier, il Governo e la parte responsabile dell’opposizione hanno compiuto ogni sforzo di fantasia nell’indicare le riforme da realizzare indicando i tagli del Senato, delle Province, degli F-35, delle forze armate e delle forze dell’ordine e via di seguito.

Tanta azione meritoria ha, però, un difetto. Non è sufficiente. Non basta ridurre il costo della politica e degli apparati di sicurezza per trovare le risorse capaci di generare la ripresa. Bisogna avere il coraggio di affondare il bisturi alla radice del cancro che corrompe e distrugge il Paese, legando le riforme delle istituzioni, del fisco, del lavoro e della giustizia alla grande riforma del sistema delle autonomie. Cioè puntando direttamente alla causa principale del debito pubblico e trasformando l’annunciata riforma del Titolo V della Costituzione nell’abolizione nuda e cruda del regionalismo della spesa incontrollata e degli sprechi ingiustificati realizzato nel 1970.

Questo significa puntare sulle macroregioni oppure su una serie di distretti e di aree metropolitane? La questione va esaminata ed approfondita sulla base di studi seri e non di improvvisazioni del momento. Di sicuro, però, non ci può essere alcuna possibilità di crescita se non si affronta il nodo da cui dipende la maggior parte delle cause di paralisi del Paese. Si tratta di un’impresa impossibile? Nient’affatto. È sicuramente difficile, ambiziosa, addirittura temeraria. Ma impossibile no di certo. Perché è favorita da una condizione che nessun Governo ha mai avuto nel corso degli ultimi decenni. Quella data dalla convinzione generale di essere arrivati all’ultima spiaggia e di essere costretti a tentare anche l’indicibile pur di uscire fuori dalla condanna della crisi.

Per Renzi, in sostanza, l’occasione è irripetibile. Fino ad ora ha avuto coraggio e sfrontatezza. Ci metta anche una buona dose di audacia calcolata. E forse ce la potremo fare!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:28