
La decisione di Pierferdinando Casini di rientrare nel centrodestra con il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano e, soprattutto, Forza Italia di Silvio Berlusconi non è il frutto della prossima legge elettorale. Che sarà pure ineluttabile ma che deve essere ancora approvata dal Parlamento. È, al contrario, la conseguenza, del risultato delle elezioni politiche dello scorso anno. A quella competizione elettorale il leader dell’Udc aveva guardato come all’occasione storica per raggiungere l’obiettivo che aveva perseguito da quando aveva rotto con Berlusconi ed era uscito dallo schieramento del centrodestra.
Quello di archiviare il sistema bipolare durato per vent’anni e ripristinare il sistema proporzionale della Prima Repubblica caratterizzato dalla presenza di un forte centro d’ispirazione moderata e cattolica destinato a dialogare ed a collaborare al Governo con le forze riformiste della sinistra secondo la formula del centrosinistra. Il disegno di Casini non era affatto nascosto, ma sbandierato ai quattro venti. Perché non era il frutto di una scelta occasionale, ma di una scelta strategica perseguita con coerenza da un ex democristiano che non aveva alcuna difficoltà a rivendicare il proprio passato ed a proporlo come modello per il futuro.
Per realizzare il processo restauratore, il leader dell’Udc aveva puntato su Mario Monti, l’algido rettore della Bocconi trasformato da Giorgio Napolitano in senatore a vita, Presidente del Consiglio e salvatore della patria a furor di media e di poteri forti. E aveva calcolato che, a differenza dei tentativi fatti a suo tempo prima da Martinazzoli e poi da Andreotti, l’operazione avrebbe potuto andare in porto in quanto coincideva con l’uscita di scena del leader che fino ad allora aveva impersonificato il bipolarismo, cioè Silvio Berlusconi.
Il voto, però, aveva avuto risultati completamente diversi da quelli sperati. Non aveva messo all’angolo il Cavaliere e, anzi, aveva dimostrato che continuava ad essere determinante per gli equilibri politici nazionali. E, soprattutto, aveva segnato il fallimento completo dell’operazione restauratrice incentrata sulla figura di Mario Monti. Da quel giorno ad oggi Casini ha guardato con simpatia lo sfrangiamento dello schieramento berlusconiano e la nascita del Ncd di Angelino Alfano.
Ma, anche sulla base dell’incredibile capacità di Berlusconi di resistere alle avversità e di mantenere saldo il suo ruolo politico ed in seguito all’avvento di Matteo Renzi alla guida del Partito Democratico, si è reso realisticamente conto che il ritorno al passato non è più proponibile. E che l’unico progetto da poter perseguire è quello di dare maggiore stabilità al sistema bipolare cercando di realizzare in Italia lo schema europeo del confronto a due tra moderati e progressisti. La neosegretaria di Scelta Civica, Stefania Giannini, sostiene che quella di Casini è una scelta opportunistica.
Il ché potrà essere anche vero. Né più, né meno di come sia opportunistica l’intenzione dei montiani di aderire allo schieramento di sinistra di Matteo Renzi. Ma l’opportunismo, vero o presunto che sia, non cambia la sostanza della questione. Cioè la conversione dell’ultimo dei nostalgici della Prima Repubblica alla Terza Repubblica bipolare e, in prospettiva, addirittura bipartitica!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:29