La “Cronologia” della Grande Guerra

Nell’edizione del 1° gennaio 2014 del Financial Times un editoriale intitolato “Riflessioni sulla Grande Guerra” ha tracciato un interessante parallelo tra la situazione attuale e quella che ha portato, cento anni fa, ad una catastrofe di proporzioni planetarie, alla caduta di imperi, alla formazione di nuovi stati e, soprattutto, alla morte e alle sofferenze di decine di milioni di esseri umani. Se nel gennaio 1914 pochi europei (ma, come vedremo, non è stato esattamente così), avrebbero potuto immaginare che i loro dirigenti politici e militari avrebbero scaraventato il mondo in una guerra devastante, destinata a durare quattro anni, oggi, secondo l’autorevole quotidiano, esistono alcune similitudini preoccupanti tra quell’epoca e la nostra, anche se lo scoppio di una terza guerra mondiale è molto meno ipotizzabile di allora. Di una certa preoccupazione, il 2 gennaio di questo stesso anno, si è fatto portatore anche il Daily Telegraph, che ha parlato del ritorno dello “spettro del 1914”, e ha notato che è quasi impossibile formulare previsioni per il nuovo anno “nel pieno cambiamento del regime mondiale, quando tante bombe politiche sono pronte a esplodere in qualsiasi momento”.

Il quotidiano economico cita ad esempio il caso delle controversie tra Cina e Giappone sulla zona di identificazione di difesa aerea e la disputa tra le due nazioni per il possesso delle isole Senkaku/Diaoyu, casi che ricordano i contrasti sulle sfere di influenza tra il Kaiser e la Francia, che mettevano alla prova anche il ruolo della Gran Bretagna. Nel “migliore dei mondi del 2014”, continua il Daily Telegraph, non si assiste più alla “fine della storia” prevista da Francis Fukuyama, ma al ritorno in forze della storia”.

Le frizioni tra nazionalismi rivali e i conflitti storici, per tornare al Financial Times, non sono “meno capaci di causare la guerra oggi di quanto non lo fossero nel 1914”, e “i rischi sono particolarmente marcati se il sistema internazionale è riorganizzato in seguito all’ascesa di nuove potenze e al declino relativo delle più vecchie”. Insomma, come cent’anni fa la ricerca di un “posto al sole” da parte della Germania a spese di Francia, Russia e Gran Bretagna sarebbe stata la causa scatenante della prima guerra mondiale, così oggi il contrasto tra la Cina e i suoi vicini, che dipendono dal sostegno americano, potrebbero evocare il rischio di un nuovo conflitto di dimensioni planetarie, che bisogna ovviamente cercare di scongiurare.

I due quotidiani britannici si inseriscono nel filone di pensiero che, subito dopo la prima guerra mondiale, attribuiva alla Germania, all’Austria-Ungheria e alla Turchia (i cosiddetti “Imperi Centrali”) la principale responsabilità del conflitto, giustificando così dei trattati di pace che furono in gran parte all’origine dei successivi sommovimenti e, alla fine, della seconda guerra mondiale. Una tesi ampiamente contestata e smentita da successivi approfondimenti, che hanno diviso più equamente le responsabilità fra tutte le nazioni che avrebbero potuto evitare la guerra e non ne furono capaci, e soprattutto non si resero conto degli sconvolgimenti che essa avrebbe inevitabilmente portato.

Tutti erano convinti che si sarebbe trattato di una guerra breve, dopo la quale si sarebbe tornati al tavolo delle trattative rispettando i nuovi equilibri ottenuti con la forza delle armi. La storia non si ripete mai esattamente da un anno all’altro e da un secolo all’altro. Cambiano i poteri, le strutture dell’economia, i rapporti sociali. Il centesimo anniversario della prima guerra mondiale ci consente tuttavia di confrontare le opinioni, le sensibilità, le previsioni di un secolo fa con le paure, le tensioni, le valutazioni di oggi, se non altro per non ripetere gli errori del passato, o almeno per limitare i futuri danni. Da queste riflessioni è nata l’iniziativa di scrivere, ogni mese, una piccola cronistoria degli avvenimenti di un secolo fa, per assistere, come in un documentario rievocativo, allo scoppio della guerra e alla sua tragica evoluzione.

È come commentare in diretta lo sviluppo di uno tsunami o di un’eruzione vulcanica, partendo dalle paure e dalle speranze della gente, dalle prime avvisaglie, dai primi preparativi, sino a piombare nel pieno della tragedia. Lo strumento principale di questa ricerca sono i giornali, che già da alcuni decenni avevano assunto un ruolo preponderante nella formazione e nel condizionamento delle classi dirigenti e, più in generale, dell’“opinione pubblica” (altra invenzione del XIX secolo); ma cercheremo di mettere in luce anche le trasformazioni economiche e sociali, che si verificarono prima, durante e dopo la guerra e, in alcuni casi, ne ricevettero un impulso determinante. Dopo la Grande Guerra, il mondo non sarebbe mai più tornato come prima. Il nostro “documentario” comincia dal Gennaio del 1914.

1° gennaio 1914

I giornali francesi esprimono le loro speranze e le preoccupazioni per l’anno nuovo. Il Figaro osserva: “Le guerre balcaniche (finite nel 1913) hanno detto l’ultima parola? La pace non ha lasciato dietro di sé dei germi di discordia che permettono all’osservatore di vederla malferma e traballante per una semplice tregua precaria? Non resta nell’atmosfera nessun germe patogeno che minacci la salute universale?”. Tutti i giornali “laici” sono prudenti. I toni apocalittici sono toccati dalla stampa di destra o ultracattolica. L’Echo di Parigi vede l’Italia e la Germania apparentate nell’aggressione alla Francia: “La Germania e l’Italia, tutt’e due aspramente schierate contro il nostro patrimonio, si apprestano a dividersene i brandelli. E tutt’e due meritano senza dubbio questa fortuna, perché hanno un governo, con i principi e le virtù di un governo”; oppure La Croix: “Nell’ora in cui l’anno 1913 si inabissa nel passato e il 1914 arriva portato dal flusso del tempo, noi gridiamo a Te, Signore, il nostro ringraziamento, le nostre angosce e le nostre speranze. La Francia non vuole morire. Sa che Tu l’ami, ma i suoi figli sono divisi. Illumina i nostri governanti, proteggici dalla guerra all’interno e all’esterno”. Ed ecco la conclusione agghiacciante e profetica del quotidiano conservatore L’Union: “Del conflitto che scoppierà questa estate nessuno parla. Tanti auguri a voi e ai vostri tre giovanotti! I tre saranno morti l’anno prossimo”. La maggior parte dei francesi, e degli europei, fa finta di niente o non si aspetta niente. Parigi festeggia il ritorno al Louvre della Gioconda, rubata alcuni anni prima da un italiano. La tela di Leonardo è stata accolta come una regina. Le colonie britanniche dei protettorati del nord e del sud della Nigeria si uniscono per formare un solo paese. Nasce la prima aviolinea per passeggeri, costituita da un idrovolante che sorvola le paludi della Florida, da St. Petersburg a Tampa.

5 Gennaio

La Ford Motor Company annuncia che la giornata lavorativa sarà di otto ore, con una paga minima di 5 dollari al giorno, una paga alta per gli standard dell’epoca.

6 Gennaio

Comincia il processo agli ufficiali tedeschi accusati di aver maltrattato dei civili in Alsazia (territorio francese occupato dai tedeschi, insieme alla Lorena, a seguito della guerra franco-prussiana del 1870-71). Gli episodi di Saverne (il Paese dove si sono verificati i fatti) sollevano pesanti polemiche in Francia e riaprono vecchie ferite.

10 Gennaio

Il quotidiano di sinistra, organo ufficiale della Sfio, L’Humanitè, depreca l’uso di lavoratori cinesi al posto dei francesi, con toni che al giorno d’oggi sarebbero giudicati razzisti. La Sfio (Section française de l’Internationale ouvrière) ha una debole organizzazione e non riceve l’aiuto dei sindacati. La riunificazione socialista è avvenuta nel 1905. Il capo indiscusso è Jean Jaurès. In Cina, il generale Yuan Shikai scioglie il parlamento e lo rimpiazza con un consiglio di Stato composto di suoi fedeli, che gli conferiranno il primo maggio la presidenza della Repubblica.

11 Gennaio

Il Consiglio di guerra di Saverne assolve due ufficiali tedeschi dalle accuse di maltrattamenti della popolazione. Aumenta l’indignazione francese.

14 Gennaio

L’impero austro-ungarico fornisce armi alla Bulgaria, sconfitta nella seconda guerra balcanica. Sale la tensione in tutta l’area. L’organizzazione serba semiclandestina e ultranazionalista “Mano Nera” ( (in Serbo: Crna Ruka) distribuisce armi e consigli a vari gruppi di sabotatori e terroristi, pronti ad operare anche nei territori slavi dell’impero. Il costruttore Henry Ford, dopo  i miglioramenti dei salari e dei tempi lavorativi, instaura un nuovo metodo di lavoro: la catena di montaggio. I tempi di costruzione di una vettura passano da 6 ore a un’ora e mezza, quadruplicando la produttività. L’operaio diviene statico e assembla i pezzi che gli passano davanti.

15 Gennaio

I liberali salgono al potere in Romania. Brătianu Ion diventa primo ministro. Si prepara una riforma agraria e la riforma elettorale.

17 Gennaio

In Francia l’abate Lemire, curato progressista e deputato, è sospeso a divinis dal suo vescovo. La Camera dei Deputati lo elegge vicepresidente, ma il 19 l’abate si dimette da questo incarico per evitare equivoci o polemiche con le componenti più laiche del Parlamento.

21 Gennaio

Le dichiarazioni anti-Reichstag (il Parlamento tedesco) e anti-Baviera del congresso della Lega prussiana scuotono la Germania. La Lega è un piccolo movimento, ma rappresenta tendenze diffuse tra i militari e una parte della borghesia.

26 Gennaio

Protocollo firmato tra il Gran visir ottomano Sayid Halim e il rappresentante russo Koulguévitch sotto pressione della Francia, del Regno Unito e dell’impero russo, per attuare alcune riforme già previste dal trattato di Berlino. In pratica, alcune aree dell’Impero turco sono poste sotto controllo internazionale. Un olandese e un norvegese sono designati come controllori e ricopriranno il loro incarico in luglio. Durerà poco.

28 Gennaio

La stampa britannica dà notizia con grande rilievo del compleanno del Kaiser. L’atteggiamento dei giornali inglesi sarà ben diverso un anno dopo.

29 Gennaio

In Inghilterra, il feldmaresciallo Roberts depreca i limiti della difesa del territorio inglese. È poco ascoltato, così come cadono nel vuoto i memorandum prodotti da Winston Churchill, Primo Lord dell’Ammiragliato, preoccupato dalla politica di riarmo tedesca. Nel Regno Unito, i giornali sembrano occuparsi assai poco della situazione europea e dedicano ampio spazio alle questioni interne, e tra esse soprattutto alle vertenze sindacali e agli scioperi e al movimento delle “suffragette” per il voto alle donne. A partire da metà del mese, invece, quasi ogni giorno i giornali francesi cominciano a dare notizia di provvedimenti riguardanti le forze armate o si interrogano sulla preparazione militare della nazione.

31 gennaio

I radicali italiani meditano di lasciare il governo. Al congresso romano del partito molti di loro si dicono scontenti della politica economica adottata da Giolitti. Di guerra, nessuno parla. Al massimo, qualche articolo parla degli interventi di controllo militare in Libia e Tripolitania.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:19