La politica della nuora e… della suocera

Silvio Berlusconi può mettersi sulla riva del fiume ad aspettare il passaggio del cadavere metaforico del suo ex delfino Angelino Alfano, ora diventato il suo avversario agli occhi dell’elettorato del centrodestra. Perché da adesso in poi il compito di incalzare, attaccare, mettere all’angolo e bastonare il povero Alfano lo dovrà svolgere il nuovo segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi.

La conferma che questo sarà il tema principale delle battaglie politiche dei prossimi mesi si è avuta nel corso della prima giornata di lavoro del neo-segretario del Pd segnata dall’incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La giornata, infatti, è stata significativa non tanto per la riunione ultra-mattutina dell’ufficio di segreteria (iniziativa abbastanza scontata per dare un segnale di novità giovanilistica). E neppure per il disinteresse mostrato nei confronti di un dibattito sulla fiducia al Governo da cui non potevano scaturire novità di sorta.

Ma solo ed esclusivamente dal confronto tra Renzi e Napolitano incentrato fatalmente sul problema di come poter conciliare il continuismo conservatore del Quirinale e la sua strenua difesa della maggioranza ristretta di Enrico Letta e l’assoluta necessità di Renzi di rispettare l’impegno alla novità ed alla discontinuità da lui assunto nei confronti di chi lo ha eletto in maniera plebiscitaria alla segreteria del Partito Democratico. L’incontro, ovviamente, non è servito a risolvere il problema. Ma ha indicato come il sindaco di Firenze intende aggirarlo per non dover entrare immediatamente in rotta di collisione con il suo vero ed unico antagonista al ruolo di principale artefice della politica nazionale, cioè Napolitano. La soluzione di Renzi è semplice.

Trasformare Alfano e la sua pattuglia di scissionisti ex berlusconiani nel bersaglio su cui dirottare i colpi di una offensiva innovatrice che a regola andrebbero indirizzati direttamente contro il Governo e contro il Capo dello Stato. Da adesso in poi dunque, e fino a quando il gioco potrà reggere, Renzi attaccherà Alfano per non aggredire direttamente Letta e Napolitano. E lo farà soprattutto sulla questione della nuova legge elettorale scaricando su Alfano quell’accusa di essere un neo-centrista nostalgico del proporzionale della Prima Repubblica, che in realtà dovrebbe lanciare direttamente al Presidente del Consiglio ed al suo Lord Protettore del Quirinale.

Fino a quando Renzi potrà picchiare “la nuova perché suocera intenda” e trasformare agli occhi dei suoi elettori l’ex delfino di Berlusconi nel solo responsabile del freno alla sua spinta innovativa, il Governo riuscirà ad andare avanti. Anche seguendo quella linea del vivacchiamento e del galleggiamento indicata dal discorso del “nuovo inizio” di Enrico Letta. Quando, però, non basterà più bastonare Alfano per tranquillizzare gli elettori delle primarie in cerca di novità, il gioco arriverà al termine.

Per non deludere il proprio elettorato e per continuare ad ambire di diventare il premier innovatore del Paese, Renzi dovrà necessariamente contestare i veri responsabili del progetto “ritorno al passato”, cioè Letta e Napolitano. E si andrà necessariamente alle elezioni anticipate. Con tutti i protagonisti di questa fase politica fatalmente logorati, da Alfano a Letta ed a Napolitano. Ed allo stesso Renzi, che più passa il tempo e più perde la sua credibilità come uomo nuovo della politica italiana!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:52