Il caso Cancellieri e la guerra di Renzi

La decadenza di Silvio Berlusconi ancora non è stata votata, ma il governo ha già corso il primo pericolo di andare in crisi. Non per colpa dei falchi berlusconiani ora diventati Forza Italia, che ancora non sono usciti dalla maggioranza, ma per mano delle tensioni precongressuali del Partito Democratico esplose in occasione del caso Cancellieri. Enrico Letta ha accettato la sfida di Matteo Renzi, ha messo la propria faccia in difesa del ministro della Giustizia ed è riuscito ad imporre all’intero Pd di non affondare la Cancellieri per non affondare l’intero governo.

Ma la resa dei conti tra il Presidente del Consiglio ed il suo più forte e deciso sostenitore Giorgio Napolitano ed il partito da cui entrambi provengono è solo di rinviata. E non di molto. Intanto perché nel difendere la Cancellieri il capo del governo ed il sovrano del Paese hanno scelto una linea suicida. Subordinare il sostegno al ministro della Giustizia all’assenza di una qualsiasi iniziativa da parte della magistratura significa esporsi al vento di un qualsiasi pubblico ministero alla ricerca di un po’ di visibilità. Basta la pubblicazione di un’ennesima intercettazione ambigua e la conseguente apertura di un’inchiesta per rendere la Cancellieri non più difendibile e riaprire la partita della stabilità del governo.

Ma il caso della ministra amica dei Ligresti è solo una pagliuzza rispetto alla trave del problema posto da un congresso del Pd ormai indirizzato verso l’elezione a segretario di un Matteo Renzi deciso ad essere l’alternativa al vecchio sistema di potere rappresentato proprio da Letta e da Napolitano. Il duello che il Presidente del Consiglio ha ingaggiato con il sindaco di Firenze sul caso Cancellieri, dunque, è solo l’avvisaglia di una guerra che è ancora tutta da consumare. Una guerra in cui la posta in palio non è solo la tenuta delle larghe intese, che Renzi vuole cancellare all’insegna del ripristino del bipolarismo.

E neppure del ruolo di Premier che lo stesso Renzi vuole togliere ad Enrico Letta per portare avanti il suo disegno di rinnovamento della sinistra italiana. Ma è soprattutto il ruolo di supremo tutore degli attuali e precedenti equilibri politici che Giorgio Napolitano interpreta da quando è sceso in campo in prima persona sulla scena della politica nazionale, imponendo prima la soluzione Monti e poi la soluzione Letta per riesumare al posto del bipolarismo i vecchi equilibri della Prima Repubblica. In questa luce il caso Cancellieri non è l’epilogo della sfida all’Ok Corral tra Letta e Renzi.

È solo la dichiarazione di guerra del prossimo segretario del Pd al Presidente della Repubblica ed al Presidente pro-tempore del Consiglio e l’avvio di un conflitto che per Renzi dovrà necessariamente assumere l’aspetto di una guerra-lampo. Il sindaco di Firenze sa bene che non potrà permettersi di fare il segretario del Pd per un anno di seguito prima di puntare alle elezioni anticipate ed alla premiership. Dovrà bruciare le tappe dell’offensiva contro il governo e contro le resistenze del Quirinale. Per non essere cucinato nel giro di qualche mese dalla vecchia guardia del Pd unita per l’occasione con la vecchia politica del supremo Colle!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:53