Il Pd ostaggio di Berlusconi e Grillo

Sarà pure vero, come dicono i falchi del Pd, che Enrico Letta ed il suo governo sono diventati ostaggio di Silvio Berlusconi. Ma è ancora più vero, come dimostra la vicenda della Giunta che deve decidere della decadenza del cavaliere, che una parte consistente del Partito Democratico ed il primo luogo il suo segretario Guglielmo Epifani, sono diventati ostaggio di Beppe Grillo, del Movimento Cinque Stelle e di tutti i più ottusi e furibondi giustizialisti dei giornali, delle televisioni e della rete presenti in Italia.

 Se però sono vere le due ipotesi, cioè che il governo è condizionato dal Pdl e che il Pd è condizionato da Grillo e dai giustizialisti, la conclusione è fin troppo semplice. Poiché il governo è guidato dall'ex vice segretario del Pd e la base del partito della sinistra si sente irresistibilmente attratta dalle posizioni più estremiste dei grillini, vuol dire che in questa fase il partito guidato da Guglielmo Epifani ha perso la sua autonomia politica ed è destinato non ad essere l'asse portante della legislatura ma la ruota di scorta del Pdl da una parte e della sinistra populista e fondamentalista dall'altra. Il congresso, che non si sa se e quando si possa tenere, è di fatto già celebrato.

Oggi la linea politica del Pd è quella della subordinazione a forze alternative. Se vuole continuare a tenere in piedi il governo di Enrico Letta fortemente voluto e tenacemente sostenuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non può non subire i condizionamenti imposti dal partito dell'odiato Cavaliere. Ma per coltivare la speranza di potersi liberare delle pressioni e dell'alleanza scomoda ed innaturale con il centro destra non può non finire sotto il ricatto di una base che è attratta come una falena dalla luce dall'estremismo più forsennato dei grillini e dei giustizialisti.

Per spezzare il doppio condizionamento il partito di Epifani dovrebbe celebrare sul serio il congresso decidendo da un lato di mandare all'aria il governo Letta per liberarsi di Berlusconi e di puntare risolutamente alle elezioni scacciando l'idea di sostituire le larghe intese con il centro destra con le piccole intese con i possibili fuoriusciti del Movimento Cinque Stelle. Ma liberarsi del Cavaliere può essere facile ed un Matteo Renzi in versione superstar può farlo tranquillamente. Come liberarsi, però, di una base elettorale che prende a secchiate d'acqua Luciano Violante, cioè il vero artefice della politica giustizialista, accusandolo di tradimento per non aver chiesto l'immediata esecuzione sommaria di Berlusconi? Chi pensa che con Renzi il Pd possa recuperare la sua autonomia politica s'illude.

 Perché per conquistare il partito il sindaco di Firenze si è visto costretto a cavalcare l'onda del giustizialismo che gli ha alienato le simpatie che aveva tra i moderati. E perché non sarà la sua conversione tardiva agli umori dominanti della base del Pd a salvarlo dall'offensiva che Beppe Grillo gli muoverà forte della certezza di poter contare sulla quinta colonna giustizialista presente nella sinistra ortodossa. In queste condizioni il pallino torna nelle mani di Berlusconi. Anche nei panni di futuro decaduto da parlamentare!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:52