
Non si sa se la sveglia l'abbia data il capace e vulcanico Brunetta col suo sito Raiwatch. E' probabile, dato il clima dell'informazione politica Rai e dell'aggresività di La 7. Forse, dico forse, sarebbe stato meglio tirarlo fuori, questo sit, nel corso degli anni d'oro (d'oro?) del berlusconismo in gran spolvero. Risoltosi spesso in "gran dispitto",ovvero disinteresse,per un'informazione Mediaset in grado di contrastare il galoppante giustizialismo antiCav di programmi di un Santoro prima Rai e poi La 7 che stanno ritornando fra squilli di tromba e sferruzzamenti sotto la ghigliottina.
E' una sveglia importante perché indica un nuovo orizzonte per dir così politico suggerendo un parallelismo/collateralismo. Giacché questo colpo di gong suona soprattutto per una Mediaset che sta rivedendo alla radice il tipo di informazione politica al cui interno, archiviata la parentesi di tangentopoli -dove l'allora Fininvest, salvo "Sgarbi quotidiani",dava spesso il là alla danza macabra giustizialista- guarda ad un futuro problematico. Dove s'imporrà una scelta squisitamente garantista. Uno sguardo di questi venti anni del modo d'informare "berlusconiano" andrà svolto criticamente. Qui ed ora osserviamo che le pagine lasciate intonse da quel tipo di informazione politica sono da riempire,certamente non nella direzione passata.
I sintomi del nuovo che avanza nell'azienda sono evidenti, a cominciare da alcune inedite narrazioni offerteci sia da "Quinta colonna" di Del Debbio che ha saputo e sa tenere testa alla Gruber, sia dai commenti live di Banfi e Toti che ripetutamente "rompono" l'informazione tradizionale immettendovi il sale e il pepe della polemica. La politica, questa sconosciuta nel ventennio trascorso, ritorna. Un ventennio largamente sottoutilizzato da una parte, ma dall'altra,dalla Rai e da La 7, riempito di personaggi e trasmissioni in cui il giustizialismo e il guardonismo s'intrecciava con l'esaltazione di incendiari Pm e di pataccari palermitani che hanno dilagato nell'assenza colpevole di risposte. La sveglia è alfine suonata a Cologno Monzese, ed attendiamo i suonatori nuovi, da Telese che passa dalla 7 a Matrix alla ditta Cruciani&Parenzo cui ,è una nostra speranza, dovrebbero agganciarsi personaggi assai utili alla bisogna, da Ferrara a Facci ,da Diaco a Bordin a Diaconale e chissà quanti.
Il cambio di marcia spinge dunque Mediaset ad un collateralismo-parola desueta nel ventennio del fallimentare bipolarismo-con l'azione che si sta attivando dentro l'ex Pdl ,ormai diventato Forza Italia. Un nome, un marchio, una garanzia,si va ripetendo da più parti. Non ne siamo così certi. Anzi,l'impressione è che questo ritorno all'antico possieda al suo interno un che di nostalgico che non serve, non può servire a ciò che chiamiamo "azione politica" la quale è in sé stessa sguardo al presente e, soprattutto, slancio verso il futuro.
C'è un non so che di malinconico nel riverniciare Forza Italia col sottofondo dell'inno che l'accompagna(va) , una sorta di operazione della memoria galeotta, la stessa che ci capita riascoltando "E se domani" di Mina in un film della Sandrelli degli anni sessanta. Sicuramente il collateralismo mediatico prossimo venturo è,e sarà, in controtendenza a qualsiasi operazione nostalgia, togliendo la polvere accumulatasi sui palinsesti del Biscione dove, peraltro,non sono mancati episodi di grande spessore grazie a Capuozzo e a Stella Pende.
Ma erano, per l'appunto, episodi.La svolta nell'informazione Mediaset si deve indubbiamente al Mario Giordano col "suo" TgCom24,una corazzata messa in mare sia per competere con quell'altra, Sky, di Murdoch, sia per tracciare una linea di tendenza che poggia sulla forza delle news, sulla loro capacità di sollecitare un punto di vista alternativo e comunque non omologato. Nei confronti, sopratutto, della ricca offerta, non da oggi, di La 7 dove il dominus Mentana ha fatto della politica il pane quotidiano. Sicché,anche per un pubblico che sembra(va) stanco e assuefatto dal solito tran tran col sottofondo di un Cav stregato da Apicella e da Charles Trenet,sembra giunto il momento del "dacci oggi il nostro pane quotiano":politico.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:49