
Prima dei cascami, vediamo subito le bugie così care a quelli del M5S e al loro "caro leader". La più grande bugia è quella di non avere spazio in Tv e, quando c'è, questo spazio,ecco l'informazione malevola. Secondo un osservatorio lombardo, la presenza di Grillo in questi anni, anni e non mesi, è la vera novità, trattasi di una vera e propria bulimia, e poco importa la malevolenza: importa essere in Tv, punto e basta. Grillo c'è, fin troppo, basta accendere un qualsiasi Tg. Un'altra bugia, ma con venature ideologiche cammuffate, è il cantilenante refrain del Prof.Becchi, neoideologo grillino, secondi cui «In Italia viviamo in un colpo di stato permanente, come diceva Mitterrand». Insomma,viviamo in uno stato illegale, antidemocratico.
Ora, se è assai arduo trovare in Mitterrand un tale affermazione, lo è meno rinvenire una simile apoditticità nella vasta storiografia gauchista sopravvissuta, quella per intenderci che lo stesso Violante ha per un qualche periodo incarnato e che sembra sia stata giudiziosamente dismessa dallo stesso. Una storiografia - coi suoi cattivi maestri,di cui il Becchi sembra un tardo epigono - che viene da lontano e che si fonda su una serie di mitologie assurte a verità e usate come clave ideologiche. Si cominciò, a gauche, con la "Resistenza tradita" che divenne di lì a poco "L'Italia tradita". Da chi? Soprattutto dalla Dc post-48 che licenziò le sinistre artefici della Resistenza fondativa della Repubblica e della sua Costituzione. Di qui a sostenere un'Italia tradita, dal tentato golpe di Tambroni a quello di Segni a Piazza Fontana giù per tutte le stragi "di Stato", il passo è stato breve. E tutto ciò ad opera, s'intende, dei servizi segreti deviati funzionali alle maggioranze di governo facenti perno sulla Dc.
In questa visione, è tutto un fluire di colpi e di golpe, di complotti e di stragi in cui l'artefice è lo stato, spesso alleato con la crimininalità, mafia compresa. Nasce così la leggenda, che pure resiste, del doppio Stato, di quello legale e di quello criminale, in una costante strategia della tensione diretta a bloccare le forze sane del paese, a impedirne la loro ascesa al potere per estirpare il male, il suo cuore di tenebra. E così fino ad oggi, ça va sans dire, dove sarebbe in atto un colpo di stato permanente,appunto, per fermare l'impetuosa e palingenetica forza del M5S con la sua volontà di radicale rinnovamento. Una bugia, ovviamente, anche e soprattutto perché il M5S è in Parlamento, ma non ha la maggioranza assoluta e neppure quella relativa, non ha indicato un suo Premier al Quirinale, non vuole trattare con nessuno perché, per l'appunto, vuole lui solo la maggioranza assoluta. In realtà gli slogan sui golpe fantasma sono la copertura della nullità politica di Grillo che, a dire il vero, è stata percepita dagli italiani domenica scorsa rimpicciolendolo drasticamente, e aprendo crepe vistose dentro il movimento che fino ad ora si è dimostrato tanto inetto politicamente quanto volgare e contumelico negli interventi, che occultano, dietro una struttura ridicolmente leninistica strappi e tensioni.
A fronte delle quali si ha un bel dire che i dissidenti "traditori" devono tutto a Grillo, in mancanza del quale sarebbero meno di uno. Il fatto è che quando il capo ti conduce dal 30 al 3 per cento in due mesi, è lui che ti renderà uno zero, ti farà sparire, anche dalle auliche e prestigiose sale parlamentari. C'è però un cascame ideologico, ancora più inquietante, se possibile. L'altra sera una inviata di "Quinta Colonna" è stata,come al solito, insultata da uno dei deputai grillini come "venduta e serva". Il che è un epiteto riservato anche ad altri volonterosi cronisti. Speriamo per poco. Ma il grillino ha poi auspicato,urlando, che Berlusconi, il padrone della volonterosa e brava inviata, deve finire al più presto in galera. Il cascame dove sta? E perché è pericoloso quando le parole sono pietre? Perché deriva, più o meno consapevolmente e schematizzando,dagli anni di piombo, dagli attentati per strada, dai comunicati delle Br o di Prima Linea quando azzoppavano o ammazzavano un giornalista.
Basta andare a rileggere le motivazioni dell'assassinio dell'indimenticabile Walter Tobagi per trovarvi la sinistra eco di un lessico familiare, che parla di servo del capitalismo, di rappresentante di una categoria al soldo della disinformazione, di uomo venduto al padrone. Che per Tobagi era, secondo i deliranti omicidi, Bettino Craxi. E oggi, per quelli di "Quinta colonna", chi è il padrone? Sia pure da mandare al gabbio?
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:49