
Facciamo,come ci insegnavano una volta al cineforum, un flash back, torniamo a qualche anno fa rivisitando una Mediaset che, a parte lodevoli eccezioni, non voleva sentir parlare di news e, soprattutto, di approfondimenti. Quanto al cinema, vivacchiava senza infamia e senza lode. Certe volte si aveva l'impressione che al Biscione, in altissimo loco, venisse la voglia di fare il gesto di Goering ogni qual volta sentiva parlare di cultura. Non ricordiamo quante volte abbiamo pensato e scritto del perché di questi vuoti, di queste pigrizie tenendo conto del fatto che Rai e La 7 e infine Sky puntavano carte pesanti su settori strategici, valga per tutti lo spazio della ditta Santoro&Travaglio che per anni imperversò indisturbato soprattutto in ambiti politico-giudiziari-giustizialisti, creando l'humus favorevole a nuovi partiti inneggianti alla forca e all'antipolitica, vedi gli esiti di Grillo e Ingroia.
Un'intera prateria è stata così abbandonata ad altri nell'llusione che bastasse una "Striscia" o una "Matrix"o una D'Urso o una De Filippi o i Tg mentre, per di più, si affacciavano i grilli parlanti radiofonici di cui il duo Cruciani-Parenzo di Radio 24 rappresenta la sorprendente riscossa di un mix di irrivererenza liberatoria e di colloquio pubblico senza filtro ideologico gestito senza appartenenza politica. Intanto, sulla Rai, apparivano nei talk show alcuni conduttori tipo Giletti o opinionisti come un brillante e acuto Diaco, che arricchivano il gusto del "capire un po' di più le cose".
Ma a Mediaset queste figure erano come off limits, a parte un Facci a volte sottoutilizzato. L'azienda taceva o,meglio,seguiva il solito tran tran,peraltro con buoni ascolti. Poi qualcosa è successo, a cominciare dal digitale e dalla sua imponente offerta. Una rivoluzione, come si dice. Una immensa possibilità di opzioni, di scelte fai-da-te che sembravano, ed erano, nicchie, vedi il caso di Iris, ma che contenevano alte e altre potenzialità.Il cinema,questo (s)conosciuto ha fatto irruzione nel canale Iris che da nicchia sta diventando uno spazio e come tale è capace di sfide, compresa quella dell'audience. Si dirà: ma il cinema funziona sempre. Non è (sempre) vero. Soprattutto non funziona per lo spettatore se non inquadrato in una sua speciale veste, se non programmato "cum grano salis", se non gestito in modo tale da costituire un continuum 24 ore su 24 diventando così un must, una necessità, un luogo simbolico in cui ci si ritrova, e ritrovi Clint Eastwood, Quentin Tarantino, Kevin Costner. Più che il cineforum (sono semmai certe direzioni del Pd che evocano i cinefurm d'antan) l'antico cinema sotto casa che precedeva la Tv è riapparso gloriosamente da Iris e celebrandiovi una sorta di rivincita, uno sposalizio - la cosiddetta fidelizzazione - che produce audience al punto tale che in molte prime serata un film di Eastwood supera La7 e un altro batte Benigni su Rai2 e un "Terra di confine - Open Range" con Kevin Costner furoreggia. Ma se Iris fuoriesce, per così dire, dalla nicchia, anche l'informazione Mediaset sembra acquistare una dimensione e un'importanza impensate qualche anno fa.
L'inizio folgorante diTgCom24, l'all news che reca l'inconfondibile imprint di Mario Giordano, ha come spalancato uno scrigno tenuto socchiuso per troppo tempo. Cos'è avvenuto? Diverse cose, molteplici fattori. A cominciare dalla crisi che ha stretto i cordoni a Publitalia riverberandosi sul'intera Mediaset. Ma la contrazione dei quattrini non sempre provoca declino; spesso diventa un'opportunità. Per l'informazione, in primis. Ed ecco che a leggere i nuovi organigrammi che si vanno delineando, dai nomi di promossi/premiati tipo lo stesso Gordano e la Ragusa e Banfi e Brachino ecc. il crescendo dell'informazione si conferma come una scelta non soltanto editoriale ma politica. Politica nel senso più pieno della parola non tanto o soltanto perchè la voglia di Polis è ritornata insieme alla crisi economica e al tramonto, invero indecoroso, della seconda repubblica, ma soprattutto per l'indifferenza dedicatole dalle Tv commerciali, a parte La7.
Sicché capita che una trasmissione di Rete 4 come quella di un Del Debbio - un professore universitario che non sembra contagiato dalle auliche lezoni, ma anzi pimpante nella sua neoaggressività ragionata - ha la stessa audience di un Formigli alle prese con un Grillo sbraitante in diretta contro di lui definito, con il consueto stile elegante, Vermigli. E pure contro il duo Toti (direttore di Rete 4) e Del Debbio, declassificati come venduti o giù di lì in una black list giornalistica che, fatta da altri, avrebbe provocato scioperi e rivolte del popolo viola. Il duo,infne, ha bacchettato l'urlante comico-politico considerando una medaglia al merito le accuse della lista nera. Meno male. Formigli, forse, non aveva sentito bene il nome storpiato. Ma si può rifare.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:43